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giovedì 2 novembre 2017

BLUEBERRY di Jan Kounen

l film racconta la storia di Mike Blueberry, un uomo senza passato che, ritrovato in fin di vita dagli indiani Chiricahua, viene da loro curato ed anche iniziato a misteriose pratiche sciamaniche. In bilico tra due civiltà, quella indiana e quella dei bianchi, Blueberry diventa l’aiutante dell’anziano sceriffo della piccola cittadina di Palomito, ricorrendo di volta in volta sia al buon senso, sia alla sua abilità nell’uso della pistola, sia anche alle sue pratiche magiche per mantenere l’ordine nel paese ed evitare scontri e tensioni tra i cittadini ed i nativi americani. La situazione precipiterà quando arriverà in paese il pistolero Wally Blunt che, alla ricerca di un antico tesoro indiano, metterà a ferro e fuoco la città scontrandosi con Blueberry, il quale avrà modo di fare luce sul proprio passato scoprendo di conoscere Blunt ed avere un conto aperto con lui.
Allucinato viaggio nei fantasmi della mente, Blueberry è un film che prende a pretesto la cornice western per introdurci, senza farne troppo mistero, in uno psichedelico trip mentale.
Il personaggio di Blueberry apparve la prima volta con la rivista settimanale francese Pilote nel 1963, disegnato di uno dei più grandi autori di fumetto di tutti i tempi: Jean Giraud in arte Moebius.
Il regista Jan Kounen, documentatosi in Messico e in Amazzonia sullo sciamanesimo, sceglie di parlare dell’ascetismo e dei riti delle tribù degli indiani pellerossa, usando a pretesto la storia dello sceriffo loro paladino. Col risultato di una maggiore attenzione alle deliranti visioni dall’uso delle sostanze allucinogene oltre agli aspetti misteriosi e affascinanti di questa cultura. La seconda parte del film è tutta incentrata su tecniche e rimedi “magici” degli sciamani, adottati nello specifico, nel combattimento “psichedelico” tra Blueberry e l’antagonista Wally: enorme impiego di effetti speciali di sicura presa, costituite da immagini geometriche dai mille colori che si trasformano in altre immagini simili ad una velocità vertiginosa. Immagini che non sono mai ferme ed è difficile descriverle adeguatamente perché di solito non hanno alcun riscontro con alcunché di reale e di definito (immagini
caleidoscopiche). 
Intervistato sul film il regista dichiara: “Tuttavia, affrontando lo sciamanesimo ho avuto un problema: era un tematica di cui non sapevo molto. Ho realizzato che, a dispetto di tutto ciò che avevo letto a proposito, non avevo una conoscenza abbastanza accurata di cosa uno sciamano fosse in termini quotidiani. Avevo bisogno di documentarmi. Sono andato in Messico e in Perù per incontrare gli sciamani. Durante ognuno di questi viaggi ho scoperto nuove realtà che hanno trasformato la mia percezione delle cose e mi hanno aiutato a nutrire lo script. 
Visto che nel mondo in cui viviamo tendiamo a sostenere l’esistenza di una sola realtà. Volevo combattere quest’idea preconcetta mostrando un’altra realtà, quella esplorata dagli indiani. La nostra cultura domina la dimensione materiale molto bene ma non è così per la dimensione spirituale. Per gli indiani è quasi l’opposto; la loro cultura affronta questioni fondamentali come la natura, la realtà o la coscienza in un modo talmente raffinato da farci apparire, in confronto, dei primitivi! L’ordine del mondo riposa su un fragile equilibrio tra le diverse forze vitali. Lo sciamano “restaura il disordine” quando qualcosa rompe il circuito degli scambi. È un viaggiatore tra i mondi, visibili ed invisibili. Lo sciamanesimo è una scienza dello spirito. Gli Indiani dell’Amazzonia e del Messico mettono questa tecnologia in pratica usando dei potenziatori esterni come le piante. Sono potenziatori distruttivi, letteralmente, perché fanno si che si possa penetrare un livello di realtà molto più ampio e affrontare la coscienza in modo diverso. Questa è la realtà sciamanica. Mentre il mondo occidentale sta soffrendo di una reale perdita di direzione e si è inchinato alla disgregazione, noi dobbiamo, come Blueberry, imparare molto dal mondo indiano che invece prova a preservare le proprie tradizioni ancestrali, la sua eredità storica e culturale.”

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