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giovedì 27 luglio 2017

Il Dominio della Tecnologia

La tecnologia è qualcosa di più di cavi, silicio, plastica e acciaio. È un sistema complesso che comprende la divisione del lavoro, l'estrazione di risorse e lo sfruttamento, a vantaggio di coloro che la rendono operante.
Il punto di contatto e il risultato della tecnologia sono sempre una realtà alienata, mediata e distorta. A dispetto di quanto affermano gli apologeti del postmodernismo e altri tecnofili, la tecnologia non è neutra. I valori e gli obiettivi di coloro che producono e controllano la tecnologia sono sempre inglobati in essa.
La tecnologia si distingue dai semplici attrezzi sotto molti aspetti. Un semplice attrezzo equivale a un utilizzo temporaneo di un elemento nell'ambiente immediatamente circostante per uno scopo specifico. Gli attrezzi non richiedono sistemi complessi che alienano l'utilizzatore dall'azione. Questa separazione è insita nella tecnologia e crea un'esperienza malsana e mediata, che sfocia in varie forme di autorità.
Il dominio aumenta ogni volta che viene creata una nuova tecnologia "che fa risparmiare tempo", poiché si rende necessaria la costruzione di altra tecnologia per sostenere, alimentare, mantenere e riparare quella originaria. Ciò ha portato con grande rapidità all'instaurazione di un sistema tecnologico complesso, che sembra avere un'esistenza indipendente dagli esseri umani che l'hanno creato.
I sottoprodotti di scarto della società tecnologica stanno inquinando il nostro ambiente sia fisico che psicologico. Siamo derubati della vita a favore della Macchina e degli effluenti tossici del combustibile che alimenta il sistema tecnologico: ci stanno soffocando in un ambiente concepito esclusivamente ai fini dell'efficienza meccanica e dell'espansione tecnologica.
Il sistema tecnologico distrugge, elimina o subordina metodicamente il mondo naturale, costruendo un mondo adatto solo per le macchine. L'ideale verso cui tende il sistema tecnologico è la meccanizzazione di tutto ciò che incontra.

Quarant'anni fa ... il'77 (capitolo XVI)

21 aprile: a Roma, il Rettore Ruberti chiede l’intervento della polizia, la quale entra nell’Università nel primo pomeriggio, per sgomberare le quattro facoltà occupate dagli studenti nella mattina, l’evacuazione degli edifici avviene senza reazioni, ma poco dopo, nelle vie adiacenti all’Università, cominciano gli scontri, guerriglia per le strade, molotov, barricate, sparatorie, alle 14,30 arriva la Celere, con gli ormai inseparabili giubbotti antiproiettile e mezzi blindati, sparano candelotti lacrimogeni contro ogni assembramento superiore alle 3 persone, una volta sgombrati i viali, passano a liberare la facoltà. Gli occupanti vengono caricati e costretti ad uscire da Via De Lollis,  la polizia incalza i compagni con continue cariche a colpi di lacrimogeni e di pistole, la prima, vera reazione dei compagni a questo attacco durissimo, avviene allorché in fondo a Via De Lollis viene fermato un autobus, e messo in mezzo alla strada per fare una barricata, è un baluardo che viene ben presto espugnato tra lacrimogeni e pistolettate, si costruisce un’altra barricata a via dei Marrucini, è in questo punto che cade l’agente Passamonti quando un plotone di celerini cerca di conquistare la barricata, dai compagni partono dei colpi di pistola, oltre a Passamonti cade un altro celerino che riporta gravi ferite, dopo quest’episodio, ci sono ancora un paio di cariche dei poliziotti e raffiche di mitra, ma l’attacco grosso è finito; l’Università viene nuovamente chiusa dal Senato Accademico,riaprirà il 2 maggio; nella notte polizia e carabinieri, armi alla mano, con giubbotti antiproiettili e mitra, entrano nella sede dei Comitati autonomi operai di via dei Volsci, fermando 25 militanti, poi rilasciati, poco dopo le 22, un ordigno di notevole potenza scoppia davanti alla caserma dei carabinieri «Legione Lazio», a piazza del Popolo. A Milano, un commando delle Unità Comuniste Combattenti assalta la Bocconi e incendia i calcolatori del centro del calcolo. 
22 aprile: a Torino, alle 8.30 circa quattro giovani fanno irruzione nell’atrio del provveditorato in via Coazze con pistole in pugno, vengono lanciate 5 molotov; corteo studentesco contro la riforma Malfatti in piazza Solferino, circa 5000 giovani si muovono lungo via Cernaia, corso Galileo Ferraris, in piazza Carlo Felice traffico bloccato per un ora, il corteo prosegue per via Roma, piazza S. Carlo sosta davanti alla prefettura di piazza Castello e poi si dirige a Palazzo Nuovo per assemblea, dal corteo un gruppo di ragazzi si stacca e lancia molotov contro il bar Angelo Azzurro di via Po 46. Fiaccolata per il 32° anniversario della Liberazione, durante il comizio del onorevole Vittorelli un migliaio di persone lo contesta; un paio di ore dopo vengono
lanciate tre molotov contro la sede della Stampa in via Marenco 32. Le Brigate Rosse feriscono con otto colpi di pistola un capo officina Fiat Antonio Munari nel garage di casa al Centro Europa; poco dopo la mezzanotte due molotov vengono lanciate contro il commissariato Barriera di Milano, l’attentato è rivendicato da Prima Linea. A Roma, all’assemblea universitaria che si tiene alla facoltà di Architettura il movimento si divide sui fatti del giorno precedente e si verificano risse tra l’area dell’autonomia e settori più moderati del movimento. A Firenze, dopo il sequestro di alcuni docenti, gli studenti bloccano l’attività didattica in numerose facoltà. A Bologna, termina l’occupazione sotto la minaccia di un intervento della polizia che circonda l’Università. A Milano, viene occupata la Statale.
23 aprile: a Novara, sette operai vengono arrestati mentre si esercitano sparando nei boschi di Verbania. A Firenze, la polizia si mobilita per la «caccia agli indiani», in occasione di una riunione nazionale degli indiani metropolitani. La polizia carica un gruppo di indiani in piazza della Signoria. La Festa del proletariato giovanile viene rinviata. A Napoli, decine di migliaia di giovani venuti da tutta Italia partecipano alla manifestazione delle leghe dei disoccupati. 


Aldous Huxley e l’altro mondo

Mistico e visionario, si pone a un crocevia culturale importante: quello delle culture che si occupano dell’interiorità della vita spirituale e dell’esperienza psichedelica. Grande teorico dell’esperienza spirituale come dimensione sperimentabile in contrapposizione all’universo della fede dogmatica e indimostrabile.
Huxley aveva da sempre mostrato un vivo interesse per le sostanze in grado di plasmare la mente, e fin dagli anni Trenta tenne conferenze e scrisse articoli su di esse. Quando agli occhi di tutti le droghe erano solo o stimolanti (cocaina, caffè, tabacco ecc.) o narcotici (oppio, morfina ecc.), Huxley già parlava e scriveva di funghi allucinogeni e di sciamani siberiani. In uno dei suoi romanzi più famosi, Il Mondo nuovo, descrisse una potente droga futuristica il soma, dal nome del mitico enteogeno vedico.
Le porte della percezione (1954), libro nel quale descrive la sua esperienza con la mescalina, è diventato una sorta di “bibbia” del movimento psichedelico, probabilmente il miglior saggio che sia mai stato scritto sul rapporto fra esperienza psichedelica e esperienza artistica.
Attraverso le sue intuizioni letterarie e le sue riflessioni filosofiche, politiche e psicologiche, molte delle quali conservano la loro attualità a quasi mezzo secolo di distanza, Huxley può a ragione essere considerato un pioniere nella ricerca sulle dimensioni della coscienza.
Morì il 22 novembre 1963, scegliendo un modo coerente con tutta la sua vita: sentendo che il cancro che lo divorava ormai da anni stava per mettere fine alla sua vita, chiese alla moglie di somministrargli come estrema unzione 100 mcg di LSD intramuscolo. Lo scrisse su un foglietto, con mano tremante, perché non era più in grado di parlare. Se ne andò perfettamente cosciente verso l’Altro Mondo, in serenità e senza le terribili sofferenze che i medici avevano previsto.

giovedì 20 luglio 2017

Autonomia del sociale verso l'eteronomia del politico

Nel pensiero kropotkiniano, non c'è un concetto di lotta sociale inteso quale lotta di classe, appunto perché il conflitto non è percepito da una specifica situazione spazio-temporale, ma scaturisce da una contrapposizione universale: il mutuo appoggio e la lotta sono momenti che attraversano tutta la storia dell'uomo essendo insiti alle leggi della vita; anzi, sono la vita stessa intesa sul piano storico-umano.
Per mettere in luce la pratica della solidarietà, egli sceglie l'età medievale e moderna perché, a suo giudizio, questo periodo mostra con maggiore chiarezza lo spirito comunitario. L'età comunale raffigura in generale, un modello societario fondato sull'autonomia e sulla decentralizzazione. Testimonia un 'epoca di libertà e di creatività popolare, di autonoma iniziativa individuale, e di spontanea edificazione collettiva, premesse fondamentali per una democrazia dal basso e per un esercizio effettivo del potere da parte del popolo.
La linfa vitale della storia, la sua ricorrente fecondità creativa, si rinviene nelle masse popolari anonime che con le loro migliaia di atti quotidiani di concreta e spontanea solidarietà collettiva hanno contribuito alla costruzione societaria, a stratificare cioè, nel corso dei secoli, quella civiltà selezionata di pratiche, di consuetudini e di saperi che globalmente costituiscono il work in progress della perfettibilità umana.
La sua tesi si riallaccia comunque, senza soluzioni di continuità con l'idea proudhoniana dell'autonomia del sociale rispetto alla eteronomia del politico; vuole confermare l'esistenza di una spontanea autofondazione della società quale premessa storica decisiva per concepire la possibilità di una sua edificazione anarchica

I’M A MAN The Spencer Davis Group

Beh, il mio appartamento è molto disordinato
E c'è barba sul mio mento
E sono tutto attaccato alla musica
E io gioco sempre per vincere
Non ho più tempo per amare
Perche il mio tempo è esaurito
Basta sedersi intorno creando
Tutto quel genere di cose alla moda
Ma io sono un uomo

Sì, io sono
E non posso fare 
a meno di amarti così

Sono un uomo
Sì, io sono
E non posso fare 
a meno di amarti così

Beh, se avessi potuto scegliere
Io preferirei stare con i gatti
Tutti assorti a mostrare il chiacchiericcio in cui le nostre menti sono
E relativamente ad ogni altro quanto la nostra volontà può essere 
Sto resistendo ad ogni coinvolgimento
Con ogni ragazza alla moda che vediamo

Sono un uomo
Sì, io sono
E non posso fare 
a meno di amarti così

Sono un uomo
Sì, io sono
E non posso fare 
a meno di amarti così

Devo mantenere la mia immagine 
mentre sono sospeso su un trono
Che si affaccia su di un regno
Pieno di persone sconosciute
Chi immagina che io non sia umano
E il mio cuore sia fatto di pietra
E non ho mai avuto alcun problema 
con i profili in oro delle mie toilette
Sono un uomo
Sì, io sono
E non posso fare 
a meno di amarti così

Sono un uomo
Sì, io sono
E non posso fare 
a meno di amarti così



Quarantanni fa ... il '77 (capitolo XV)

16 aprile: a Torino, alle 9.30 in piazza Solferino corteo degli studenti aderiscono i movimenti giovanili del PSI, PCI, PRI, PDUP, ACLI e Sindacati, in fondo al corteo sono comparsi gli indiani metropolitani e studenti autonomi, i quali hanno risposto agli slogan ufficiali con sberleffi, lancio di uova, arance, limoni, aglio e cipolle, la polizia si è schierata a difesa del corteo. A Roma, quindicimila studenti delle scuole medie superiori manifestano per le vie del centro contro il progetto di riforma del ministro Malfatti, è la prima iniziativa promossa dal coordinamento cittadino dei delegati delle scuole, una struttura nata e cresciuta durante le autogestioni, nel corteo non ci sono striscioni di partito e tutti i gruppi di sinistra sono presenti, dagli autonomi ai giovani della Fgci, malgrado che questi ultimi siano usciti sconfitti dalla decisione, a cui si erano opposti durante l’assemblea cittadina, di inserire la caduta del governo Andreotti tra i contenuti della mobilitazione. A Milano, nel pomeriggio si svolge una manifestazione alla quale partecipano diecimila studenti, per il secondo anniversario della morte di Giannino Zibecchi e Claudio Varalli, quando il corteo rientra in piazza S. Stefano, quelli dell’autonomia proseguono per conto loro, arrivando in piazza del Duomo, dopo averla attraversata, si coprono la faccia con fazzoletti, quindi percorrono di corsa la galleria Vittorio Emanuele, numerosi tavoli e seggiole del Motta, del Biffi e del Bar Sì vengono fracassati, vengono fracassate a sassate e a colpi di spranga anche le vetrine della Valigeria Prada.
18 aprile: a Torino, quattromila donne, jeans e gonne fiorite hanno manifestato solidarietà a Gabriella Cerrutti 24 anni stuprata da cinque giovani, con canti e slogan contro il fascismo maschilista. A Roma, sei donne a volto scoperto, armate di pistola con il silenziatore, compiono una rapina ai danni di un laboratorio di camicie, dopo aver preso l’incasso della giornata il commando traccia su un muro con una bomboletta spray la scritta “No al lavoro nero”. A Milano, un dirigente dell’industria meccanica Vanossi , Bruno Rucano, viene assalito da due giovani che lo feriscono a colpi di pistola, l’attentato viene rivendicato dai Nuclei Armati Operai. A Treviso, inizia il processo per le schedature agli operai e per lo spionaggio in fabbrica. A Viterbo, quattro ore di rivolta nel carcere cittadino, alcune decine di detenuti si barricano negli uffici dell’amministrazione: vetri infranti, porte divelte, scrivanie distrutte e uffici devastati.
19 aprile: a Torino, incendiata auto di un professore dell’Avogadro. A Bologna, riprendono le occupazioni. A Firenze, ad Architettura, novanta studenti riescono a sostenere in gruppo l’esame di Analisi matematica, garantendosi la promozione. Il Senato Accademico decide di annullarli e respinge le dimissioni di otto docenti che dichiarano di essere stati “sequestrati” per diverse ore e costretti a svolgere gli esami in un clima di "pressioni fisiche e di ingiurie". A Roma, viene incendiato il cinema teatro Boccaccio, probabile rappresaglia neofascista contro il locale che nei giorni precedenti ha ospitato un comizio di extraparlamentari di sinistra. A Genova, un nucleo armato delle Brigate Rosse brucia quattro automobili: due di un ingegnere della Italcantieri, e due di altrettanti consiglieri comunali DC.
20 aprile: a Torino, sciopero dei licei scientifici, gli studenti contestano la scelta del latino come seconda materia scritta per gli esami di maturità, piccoli cortei interni alle scuole bloccano la didattica. Sparati otto colpi di pistola senza ferirlo al consigliere della DC, Dante Notaristefano sulla porta di casa in Lungo Dora Voghera; scritte ingiuriose contro il ministro Donat-Catin a firma Brigate Rosse, sui muri della casa in via Romagnano 97. A Bologna, cinque facoltà vengono occupate e rimarranno bloccate per tutta la settimana, malgrado l’ultimatum del Rettore, Carlo Rizzoli, che minaccia di chiedere l’intervento della polizia se entro tre giorni non saranno sgombrate le facoltà occupate. A Napoli il Politecnico e Veterinaria vengono occupati e i corsi di Scienze, Fisica, Architettura sono bloccati. A Brescia viene occupata la Facoltà di Medicina.

giovedì 13 luglio 2017

Darwin e Kropotkin

L'antropologia kroptkiniana nasce dalla discussione critica del darwinismo e dei suoi successivi sviluppi, o meglio delle sue ulteriori falsificazioni. All'epoca, non è facile, pena l'isolamento scientifico, contrapporsi al darwinismo sociale. Kropotkin non è il solo a contestare le concezioni proprie di tale teoria, ma è l'unico a farlo nel modo più completo. Di fatto non effettua una critica ideologica, anzi accetta la teoria evoluzionistica darwiniana quale fondamento scientifico dell'analisi dell aconvivenza umana, ma rielabora il concetto di lotta per l'esistenza e aggiunge un secondo fattore, altrettanto importante per l'evoluzione come il mutuo appoggio. traduce anche egli ilprocesso evoluzionisytico dell astoria naturale a quella umana, dando però un infkuyenza predominsante al mutuo appoggio e un peso maggiore all'iistinto sociale rispetto all'impulso della auto conservazione.Ma in definitiva è proprio la teoria darwiniana dell'evoluzione che costituisce il preupposto per l anuova etica che va prefigurando.
Kroptikin sente con for la necessita di un etica scientificament efondata, una etica realistica, come egli stesso la definisce. Questa etica realista si distingue però dalla maggiore parte delle concezioni etiche perchè egli non intende fondare su un qualche criterio exrtra naturale o extra umano la valutazioend ell'agire umano in base a criteri come buono e giusto; al contrario, vuoe ricavare tale criteri dalla natura sytessa, partendo da ciò che è bene e ciò che è male. Il concetto del bene e del male ovviamnet cambia, quindi ciò che K si propone, non è tanto di prescrivere, con l'aiuto dei teoremi normativi, una agire qualificabile comebuono, ma di osservare l0agire umano, di studiarlo, valutarlo e spiegarlo. Per questo l'etica è per k anche  la scienza degli  impulsi  etici, scienza che esplora le fonti naturali del sentimento etico dell'uomo.

RIVOLUZIONE di Erich Muhsam

La rivoluzione è il movimento tra due condizioni.
Non ci s’immagini al proposito un rullo che gira lentamente,
bensì un vulcano che erutta, una bomba che esplode 
o anche una suora che si spoglia.
Ogni rivoluzione è attiva, singolare, improvvisa e destinata 
a estirpare le proprie cause.
La rivoluzione si ha quando una situazione è divenuta intollerabile
che tale situazione sia quella stabilizzata delle condizioni politiche e sociali di una nazione,
o quella spirituale e religiosa di una cultura,
o quella caratteristica di un individuo.
La forza motrice della rivoluzione sono nausea e anelito al mutamento,
sua espressione sono distruzione e ricostruzione.
Distruzione e ricostruzione in una rivoluzione sono la stessa cosa.
Ogni voglia di distruggere è una voglia di creare (Bakunin).
Alcune forme di rivoluzione: uccisione del tiranno,
deposizione
del potere dominante,
distruzione delle tavole antiche
(nelle convenzioni e nell’arte),
creazione di un arte nuova, il coito.
Alcuni sinonimi di rivoluzione: dio, vita, 
fregola, ebbrezza, caos.
Lasciateci essere caotici!



Quarantanni fa ... il '77 (capitolo XIV)

08 aprile: a Torino, ordigni lanciati contro la sede di Norditalia. A Pallanza, esplosione contro un’ex casa di rieducazione. A Grugliasco, bombe contro sezione DC. A Asti, colpita la sede del PCI.
09 aprile; a Pisa, nel carcere cittadino un gruppo di detenuti aggredisce i nazifascisti Franci, Concutelli e Izzo, i tre soprattutto Franci sono ridotti in gravi condizioni. A Roma, sono processati 17 compagni arrestati per gli incidenti del 12 marzo, le condanne variano da due mesi ai tre anni di reclusione, a moltissimi imputati, sebbene possibile, viene negata la libertà provvisoria.
11 aprile: a Roma, quattro neofascisti romani vengono arrestati sul monte Subasio in un campo paramilitare, si addestravano con armi pesanti. A Perugia, dopo un tentativo di evasione dal carcere, da parte di un gruppo di detenuti, tra cui il brigatista rosso Maraschi, quattro guardie vengono prese in ostaggio, dopo 24 ore di trattative, i detenuti ottengono un trasferimento.
12 aprile: a Bologna, quattro persone armate penetrano nella sede di Radio Bologna e gli danno fuoco. La sede, ritrovo di qualunquisti e reazionari, è distrutta.
13 aprile: a Torino aggressione fascista al banchetto dei radicali in via Garibaldi 13 mentre venivano raccolte le firme per gli otto referendum abrogativi. A Roma, i fascisti assaltano la sezione del PCI in via Catanzaro e la sezione del PDUP di via Pomponazzi, nel primo assalto i fascisti feriscono un giovane, Luigi Brusa, di 24 anni, fratturandogli la mano a colpi di martinetto, nella seconda aggressione rimane ferito un giovane di destra, nipote dell’ex ministro Mario Scelba.
14 aprile: Perugia, un attentato contro la questura è rivendicato dalle Unità Comuniste Combattenti. A Roma, contro il lavoro nero in cinque rapinano una sartoria di via Matteucci, all’Ostiense. Proposta di legge DC per il fermo di polizia, il testo della proposta DC per il fermo di polizia è denominato: «tutela preventiva della sicurezza pubblica», l’autorità di PS può procedere al fermo di persone che, con il loro comportamento, in relazione ad obiettive circostanze di
tempo e di luogo, diano fondato motivo di ritenere che stiano per commettere uno dei delitti di cui agli articoli: 284 (insurrezione armata contro i poteri dello stato); 285 (devastazione, saccheggio, strage); 286 (guerra civile); 306 (formazione e partecipazione a banda armata); 430 (disastro ferroviario); 432 (attentati alla sicurezza dei trasporti); 605 (sequestro di persona); 630 (sequestro a scopo di rapina o estorsione).
15 aprile: a Torino, incendiata auto a dirigente di Norditalia; sconosciuti lanciano molotov contro la parrocchia di San Francesco da Paola. A Reggio Calabria, un attentato causa ingenti danni al reparto di produzione delle bio-proteine sintetiche e alla sala del controllo elettronico degli impianti dello stabilimento della Liquichimica Biosintesi di Saline Joniche, l’attentato viene rivendicato dalle Unità Comuniste Combattenti  con un volantino. A Roma, in serata Radio Città Futura viene occupata militarmente da un commando delle Unità Comuniste Combattenti, che dopo aver rinchiuso tutte le persone presenti in quel momento nei locali, diffondono dai microfoni un comunicato nel quale rivendicano l’attentato alla Liquichimica. A Bologna, per la morte di Lorusso viene chiesto l’arresto di un carabiniere, con l’imputazione di omicidio volontario aggravato; il Rettore Carlo Rizzoli viene accusato da trecento lavoratori dell’Università di essere moralmente e politicamente corresponsabile per l’omicidio di Lorusso.

giovedì 6 luglio 2017

Quarant’anni fa … il ’77 (capitolo XIII)

01 aprile: a Torino, due attentati dinamitardi sono stati compiuti nella notte contro il commissariato San Secondo di via Massena 73, e la stazione dei carabinieri  S. Donato in via Balme, rivendicati da Prima Linea; quattro giovani armati e mascherati hanno rapinato la ditta Maros, bottino due milioni e, prima di lanciare tre bottiglie molotov hanno scritto sul muro: “No al lavoro nero”. A Venezia, scontri fra polizia ed autoriduttori che tentano di entrare nel teatro Melibran. Durante i disordini numerosi negozi sono saccheggiati. Mariangela Peacock, Mario Pavon, Livio Bertolussi e Paolo Degrassi sono arrestati. 
02 aprile: a Torino, scontro tra studenti di sinistra e di destra al liceo Alfieri. A Roma, riapre la facoltà di Lettere. Inizia la campagna del Partito Radicale per 8 referendum abrogativi; la Digos arresta il diciassettenne Gabriele Della Rosa, che il 12 febbraio insieme a un complice sparò contro studenti di sinistra davanti al Liceo XIV, in serata, un gruppo di missini spara con un mitra contro la polizia a Montesacro; si costituisce il docente militante di Lotta Continua Enzo D’Arcangelo, latitante accusato del pestaggio di un fascista, dopo cinque giorni gli viene concessa la libertà provvisoria; diciannove compagni sono processati per direttissima accusati di aver tentato un esproprio, sette degli imputati sono condannati a un anno e otto mesi di reclusione. A Milano, mezzo chilo di esplosivo esplode sotto la finestra della caserma di via Podgora. A Venezia, tre colpi di pistola vengono sparati contro la caserma dei carabinieri di Stra. A Firenze, due bottiglie incendiarie vengono lanciate contro la stazione dei carabinieri di via Marconi. 
03 aprile: a Genova, Piero Costa viene rilasciato dalle Brigate Rosse, a cui viene pagato un miliardo di riscatto. A Firenze, sei attentati contro altrettante sezioni DC fiorentine in via Kjoto, in via Sella, Via Verga, via Senese, via Ardignone, le azioni sono rivendicate da Reparti Comunisti di Combattimento.
04 aprile: a Roma, vengono compiuti tre attentati incendiari con bombe molotov, contro la sezione DC di Primavalle, contro quella di Torrevecchia e contro la porta della canonica della parrocchia di S. Cipriano; altri ordigni vengono lanciati contro un centro culturale cattolico, sempre nella zona di Torrevecchia; durante il processo contro i violentatori di Claudia Caputi, la polizia carica le femministe che assediano il tribunale a piazzale Clodio. A Milano, vengono compiuti quattro attentati, due contro l’Istituto Autonomo Case Popolari, il terzo in provincia di Cusano Milanino, contro una sede DC, il quarto a Paderno Dugnano, ancora contro una sezione DC.
05 aprile: a Torino, bombe incendiarie contro l’altare della Parrocchia di S. Giulia e contro il Municipio di via Milano; contestazione con canti, balli e lanci di uova degli indiani metropolitani al Teatro Nuovo sede del convegno sui problemi dell’università, 2000 ragazze sono sfilate per le vie del centro in segno di solidarietà con Claudia Caputi, la giovane violentata a Roma. A Napoli, è rapito il figlio di Francesco De Martino ex segretario nazionale del PSI. A Roma, un ordigno viene fatto esplodere contro il carcere di Regina Cieli, l’attentato viene rivendicato da un Nucleo di militanti Comunisti per vendicare Mario Salvi; vengono eseguiti alcuni arresti per Radio Alice e Zut. 
06 aprile: a Napoli, avvengono incidenti in un corteo di circa 200 disoccupati. 
07 aprile: a Torino sciopero di tre ore alla Fiat per rinnovo del contratto integrativo. A Roma, si svolge un corteo del movimento. Una bomba devasta l’ufficio del ministro dell’Interno, che è assente. L’attentato viene rivendicato da Lotta Armata per il Comunismo. 

DIABOLIK di Mario Bava

Diabolik ruba dieci milioni di dollari davanti all'Ispettore Ginko, raggirandolo con l'ausilio di alcuni fumogeni. Intanto il ministro degli interni convoca una conferenza stampa e annuncia il ripristino della pena di morte per combattere il crimine. Diabolik ed Eva si recano sul posto, travestiti da giornalisti, e sprigionano del gas esilarante, provocando le risate di tutti i presenti. Il giorno dopo, il ministro si dimette e l'ispettore Ginko ordina una retata in grande stile contro l'impero criminale gestito dal boss Ralph Valmont. Questi è costretto a fare un patto con l'ispettore Ginko e promette di consegnare Diabolik alla polizia.
Valmont, grazie alla descrizione di una prostituta, ottiene un identikit di Eva, quindi la rapisce e chiede a Diabolik come riscatto dieci milioni di dollari e una collana di smeraldi. I due si incontrano per lo scambio sull'aereo di Valmont. Lì Diabolik raggira Valmont, lo uccide e riesce a liberare Eva.
Il nuovo ministro degli interni mette una taglia di un miliardo di dollari sulla testa di Diabolik. Questi, per tutta risposta, fa esplodere tutti i palazzi del fisco, provocando una crisi economica senza precedenti. Lo Stato decide di fondere tutti i soldi in un unico lingotto d'oro del peso di venti tonnellate. Il lingotto viene trasportato su un treno. Diabolik lo distrugge, facendolo precipitare in mare, quindi si immerge e recupera il lingotto con un sommergibile, portandolo al rifugio e fondendolo. L'ispettore Ginko riesce però a localizzare il rifugio e vi fa irruzione. Eva riesce a fuggire, mentre Diabolik viene investito da un getto d'oro fuso e immobilizzato. Eva, vestita a lutto, si reca a rendere l'ultimo saluto al compagno, ridotto ad una statua. Viene raggiunta dall'ispettore Ginko. Diabolik, approfittando di un attimo di distrazione di Ginko, fa l'occhiolino ad Eva, dimostrando di essere ancora vivo, quindi una risata diabolica echeggia nel rifugio.
Il film è ispirato all'omonimo fumetto creato da Angela e Luciana Giussani e riprende le situazioni di alcuni episodi della serie a fumetti, in particolare: Sepolto vivo e Lotta disperata del 1964, e, L’ombra nella notte del 1965. Come per tutte le cose “avanti nel tempo” il film venne amato e reso cult con il “senno di poi”. Un film che diventò un’icona dell’avanguardia visiva psichedelica. Meglio di una pasticca di LSD diceva la pubblicità dell’epoca. È considerato uno dei migliori film pop degli anni sessanta. Mario Bava costruisce un film post-moderno, dove pop art, surrealismo, dadaismo e futurismo convivono tra loro in un mix azzeccato e visivamente accattivante.
La pellicola è profusa di erotismo sotteso, una storia d’amore anarchica tra due soggetti, Eva e Diabolik che fanno il bagno nelle banconote come Zio Paperone, trombano e ballano sulle meschinità del mondo, beandosi della loro gioventù e bellezza beatnik. Sganciato dalla logica nella costruzione della storia che si limita a mettere in scena Diabolik che attua piani estrosi per compiere colpi azzardati e la legge che lo combatte con mezzi leciti e non, il film procede un po’ folle e dichiaratamente nonsense, con dialoghi improbabili e caratterizzazioni su di giri, per rimandare al mondo dei fumetti. Riconosciuto come uno dei film più pop dell'epoca che si tuffava nel beat, "Diabolik" viene trasformato da re del delitto nell’Alice nel paese dei ladri. Film divertente, artigianale a livello di effetti speciali, tutto mescolato con colori vivaci e sigarette particolari.

Mikhail Kalashnikov Timofeyevich

Mikhail Kalashnikov Timofeyevich è nato 10 novembre 1919, in Kurya, un villaggio nel centro-sud della Russia. Era l'ottavo di 18 figli, solo otto dei quali sono sopravvissuti fino all'età adulta, è morto il 23 dicembre 2013 all’età di 94 anni.
Mikhail Kalashnikov è il generale sovietico che ha progettato l'arma automatica onnipresente che oggi porta il suo nome Il Kalashnikov automatico - Avtomat Kalashnikova, o AK-47, apprezzato dai governi e ribelli allo stesso modo per il suo basso costo, facilità d'uso, leggerezza e resistenza alla corrosione e inceppamenti.  
L'uso dell'arma si diffuse prima lungo linee ideologiche marxiste, proliferando tra eserciti e milizie alleate con l'Unione Sovietica. 
Compare in Vietnam nel 1960 e ha fatto il giro del mondo nelle insurrezioni in Africa e America Latina. La bandiera del Mozambico, un vessillo adottato dopo la lotta vittoriosa dei guerriglieri di sinistra contro il dominio coloniale portoghese, ancora oggi ha un AK-47 armato con una baionetta.
Il Kalashnikov è diventato sinonimo delle attività dei gruppi militanti. Nel 1980, mujaheddin armati di kalashnikov si sono scontrati con l'esercito sovietico di occupazione dell'Afghanistan.
Durante la guerra del Vietnam, i soldati americani avrebbero buttato via i loro M-16 pagando non so cosa per avere tra le mani un AK-47.

Abbiamo lavorato per la società socialista, per il bene del popolo,quindi non ho mai avuto rimpianti per avere costruito un'arma micidiale” 
(Mikhail Kalashnikov)