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giovedì 6 aprile 2017

LA QUESTIONE DI FONDO

La questione di fondo, di conseguenza, non è quella di stabilire se l’anarchia sia o meno possibile, ma piuttosto se sia possibile allargare il campo d’azione e l’influenza dei metodi libertari, fino al punto che essi diventino i criteri normali con i quali gli esseri umani organizzano la loro convivenza. L’unica cosa che si può dire, basandoci sulla testimonianza della storia umana, è che nessun tipo di società è impossibile. Chiunque sia abbastanza potente, e abbastanza privo di scrupoli, può imporre a un popolo qualsiasi forma di organizzazione sociale - almeno per un certo periodo. Ma è possibile fare questo solo con metodi che, per quanto naturali e adeguati ad ogni altra filosofia sociale - fondandosi sul ben noto principio secondo il quale non si può far la frittata senza romper le uova - risultano impraticabili e ripugnanti per gli anarchici, a meno che essi vogliano considerarsi alla stregua di un’altra di quelle élite rivoluzionarie che si ritengono investite della missione di «condurre il popolo» alla terra promessa. L’autorità si può imporre, la libertà assolutamente no. Una società anarchica è difficile che si realizzi, non perché l’anarchia sia irrealizzabile, o fuori moda, o impopolare, ma perché la società umana è diversificata, perché, come dice Malatesta: «noi siamo, in ogni caso, soltanto una delle forze che agiscono nella società».
Il grado di coesione sociale implicito nell’idea stessa di «società anarchica» può verificarsi soltanto in una società così immersa nel lago delle sue abitudini che l’idea di scelta tra modelli differenti di comportamento sociale non passa letteralmente per la testa a nessuno. Non riesco a immaginarmi un grado simile di unanimità, e se ci riuscissi sono sicuro che ne proverei ribrezzo, perché il concetto di scelta è fondamentale in ogni filosofia della libertà e della spontaneità.

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