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giovedì 27 aprile 2017

Noi siamo il mare che può tutto inghiottire

Voi tutti, giovani sinceri, uomini e donne, contadini, operai, impiegati, soldati, voi comprenderete i vostri diritti e verrete con noi! Voi verrete coi vostri fratelli a preparare quella rivoluzione che abolirà tutte le schiavitù, spezzerà tutte le catene, romperà le vecchie tradizioni, aprirà all'umanità nuovi orizzonti e stabilirà finalmente nella società umana la vera uguaglianza, la vera libertà, il lavoro di tutti e per tutti il pieno godimento per tutti dei frutti del lavoro, il pieno godimento di tutte le facoltà, la vita razionale, libera e felice!
E non venite a dirci che siamo un piccolo manipolo, troppo debole per raggiungere il grande scopo che ci proponiamo. Contiamoci e vediamo in quanti siamo a sopportare l'ingiustizia. Contadini, che lavoriamo la terra degli altri facendolo fruttare per ingrassare i proprietari, noi siamo milioni di uomini; siamo così numerosi che noi soli forniamo la gran massa del popolo. Operai, che tessiamo la tela e il velluto per vestirci di cenci noi pure siamo moltitudine immense; e quando il fischio delle sirene ci permette un momento di riposo, noi inondiamo le vie e le piazze come un mare muggente. Soldati, che siamo condotti con il bastone che riceviamo le palle mentre gli ufficiali ricevono le medaglie, noi, poveri imbecilli, che finora non abbiamo saputo che fucilare i nostri fratelli, ci basterà fare dietro-front per vedere impallidire di paura quei pochi uomini gallonati che ci comandano. Noi tutti che soffriamo oltraggiati, noi siamo la turba immensa,  noi siamo  il mare che può tutto inghiottire. Quando lo vorremo basterà un momento e giustizia sarà fatta.

CARNIVAL SONG di Tim Buckley

Il cantante piange per le bugie della gente
e canterà per accompagnare il giorno fino alla notte.
Il circo brucia tra le fiamme del carnevale
e per un momento tu non potrai conoscere affatto il mio nome
ma per oro e per soldi canto e ballo e do amore.
Il giocoliere mi sorride
e tutti disapprovano mentre noi riteniamo sia bello.
Giunge la notte a portare le fiamme
che a partire dalla Bowery street infiammano le strade arrossate dal vino
ma i nostri deserti non raggiungeranno le magiche terre.
Il tuo bambino, in fila indiana, ride
loro imparano gli sbagli che fanno gli altri
e osservano anche se non possono capire.
Le cose che vorranno possedere accresceranno la loro avarizia selvaggia.
Eppure ballo e canto per far vergognare gli altri
e per un istante tu non potrai sapere il mio nome.

Quaranta anni fa ... il '77 (capitolo III)

FEBBRAIO 1977
01 Febbraio: a Roma, picchiatori fascisti entrano nella città universitaria e si dividono in due gruppi: il primo va verso la facoltà di Legge, il secondo verso Lettere, sono armati e distribuiscono un volantino firmato FUAN-Caravella contro la riforma Malfatti, volano in frantumi vetrate a Legge, Scienze politiche e Scienze statistiche, l’altro gruppo si dirige verso Lettere urlando «Morte ai rossi», assaltano la facoltà e poi fuggono, è a questo punto che fanno uso di armi da fuoco, cade Guido Bellachioma, 22 anni, del collettivo di Lettere, una pallottola lo ha colpito alla nuca, al Policlinico lo giudicano subito gravissimo, è ferito anche Paolo Mangone. A Torino, continua la protesta degli universitari riuniti in assemblea permanente alle facoltà umanistiche di via S. Ottavio.
02 febbraio: a Torino, vetrine infrante, lancio di cinque molotov durante il corteo di protesta per la morte di Bellachioma, assaltati il bar Cetti di corso Re Umberto e la libreria Fogola di piazza Carlo Felice e due istituti privati tra cui l’istituto Cairoli in piazza Vittorio Veneto, bruciata una motoretta e un auto; nella stessa mattinata un gruppo di persone armate fa irruzione nello studio dell’onorevole Galasso (MSI), ferito il fratello dell'onorevole e bruciato uno schedario. A Roma, cinquantamila giovani manifestano all’interno dell’Università e organizzano un corteo che passa per il Policlinico, viene assaltata la sezione del Fronte della Gioventù di via Sommacampagna: sulla coda del corteo piomba una 127 bianca (è una macchina civetta della Questura), incomincia una sparatoria che, secondo alcune testimonianze, coinvolge alcune delle persone non del corteo, ferme sull’angolo di Piazza Indipendenza, l’agente Arboletti si accascia colpito alla testa, è gravissimo e rimarrà fra la vita e la morte per più di un mese, contemporaneamente l’autista della 127 impugna il mitra e fa fuoco contro le coda del corteo che si era disgregata dopo i primi colpi, vengono colpiti e feriti gravemente Daddo 22 anni, e Paolo 24 anni; nel quartiere Garbatella viene bruciata una sezione del MSI. 
03 febbraio: a Napoli, prima grande manifestazione studentesca contro la riforma Malfatti. A Bari, viene occupata la facoltà di Lettere. A Milano e Firenze cortei per gli incidenti di Piazza Indipendenza. A Roma, quasi tutte le facoltà vengono occupate, al liceo Giulio Cesare viene distribuito «Urlo», un volantino firmato «I Sotterranei», poi confluiti negli Indiani Metropolitani. A Pisa, durante un corteo, viene assalito il negozio del figlio di un consigliere missino, un militante di Lotta Continua viene arrestato.
04 febbraio: a Torino, 66 studenti del Castellamonte sono stati sospesi per assemblea non autorizzata all’interno della scuola. A Napoli, il movimento studentesco decide per l’autogestione dell’università. A Roma, a Giurisprudenza, in un’affollatissima assemblea si scontrano per la prima volta le posizioni del Movimento con quelle della FGCI e dei sindacati; davanti al cinema Ritz vengono aggrediti tre giovani di destra.
05 febbraio: a Roma, la polizia assedia la città universitaria occupata e vieta ogni manifestazione; nella notte vengono lanciate decine di molotov contro macchine della polizia e di militanti missini, viene colpito anche l’autoparco del ministero dell’Interno.
06 febbraio: a Roma, l’università occupata diviene sede di una festa a cui partecipano migliaia di giovani e alcuni gruppi musicali e di Teatro Emarginato, fanno la loro prima comparsa gli indiani metropolitani.
07 febbraio: a Milano, viene occupato il Politecnico; una ventina di fascisti sparano all’uscita degli studenti della scuola Varalli; vengono trovati tre chili di esplosivo in una sezione del PCI. A Bologna viene occupata la facoltà di Lettere, di Giurisprudenza, Magistero, Scienze Politiche, Fisica e il DAMS. A Roma, nelle varie facoltà viene sconfitta la proposta della FGCI di disoccupare l’università.
8 febbraio: a Torino, bruciate nella notte due auto a dirigente Aeritalia. A Roma, la polizia carica i senzatetto di via Farini e piazza Esquilino, le case di proprietà del Vaticano vengono prima sgombrate, e poi rioccupate. A Genova, occupate le facoltà Umanistiche. A Cagliari, viene bloccata la didattica in tutte le facoltà.
9 febbraio: a Roma prima grande manifestazione di piazza del movimento romano, alcune decine di compagni arrivano col volto dipinto, raccolti in un settore coloratissimo e vivace, alla fine, coinvolgeranno l’intero corteo tanto che a Piazza Navona, al posto del previsto comizio, è un’esplosione di danza e di festa a concludere la giornata; nessun incidente salvo due spese proletarie compiute in due negozi durante il percorso del corteo, bottino, bombolette spray e giubbotti.

giovedì 20 aprile 2017

Sono diventata anarchica di Louise Michel

Anarchica, sono diventata quando siamo stati deportati in Caledonia e dovevamo sopportare i tormenti fisici.
Questo non ci impressionava, però. Nella nostra coscienza saremmo stati dei veri criminali se avessimo agito diversamente da come abbiamo fatto. Piuttosto avremmo dovuto rimproverarci di non esserci strappati il cuore dal petto, perché in certe circostanze l’autocommiserazione è tradimento. In ogni caso ci tenevano in gabbie come tigri e leoni, affinché noi ci pentissimo della nostra giusta lotta per la libertà. Volevano anche prendere ulteriori precauzioni contro malfattori come me. Nel corso di quattro mesi non vedemmo che cielo e acqua. 
Dato che paragonavo continuamente le cose, gli avvenimenti e le persone e poiché ho visto i nostri compagni della Comune all’opera, sono arrivata ben presto alla conclusione che addirittura gli onesti, una volta al potere, sono tanto incompetenti quanto i bricconi dannosi e vedevo l’impossibilità che la libertà si potesse associare con un potere qualsiasi. Il potere è maledetto: ecco perché sono anarchica.
Sentivo che una rivoluzione che prendesse una forma governativa qualsiasi non potesse essere che un’apparenza ingannevole potendo segnare solo un passo, ma non in grado di aprirsi completamente al progresso. Sentivo che le istituzioni del passato, che sembravano già svanite, rimanevano, solo con un’altra etichetta e che tutto nel vecchio mondo giacesse incatenato e rappresentasse perciò un tutt’uno che dovesse crollare nel suo insieme per lasciare spazio ad un mondo nuovo, felice, libero sotto i cieli. Io sono quindi anarchica perché solo l’anarchia può rendere felici gli uomini e perché l’idea suprema che possa essere pensata dalla ragione umana è l’idea anarchica. Così come passano le epoche seguiranno progressi ancora sconosciuti. Non sanno poi tutti che ciò che può sembrare utopia ad una o due generazioni, potrebbe già verificarsi per la terza generazione?
Solo l’anarchia può rendere l’uomo cosciente perché solo essa lo rende libero, essa sarà allora il passo compiuto da un branco di schiavi verso una società umana.
Per ogni uomo, raggiunto il potere, lo stato non è che l’immagine speculare di se stesso, lo guarda come un cane guarda l’osso che sta masticando e solo per il suo vantaggio lo difenderà. Così come il potere rende duro, egoistico e crudele, allo stesso modo la schiavitù umilia. L’anarchia sarà quindi la fine della miseria spaventosa di cui da sempre soffre l’umanità. Essa sola non sarà una ripresa delle sofferenze; sempre di più attirerà i cuori colmi di giustizia ed autenticità per la lotta. L’umanità vuole vivere e si rivolge all’anarchia nella lotta disperata per evitare l’abisso: questa sarà una scalata dura. Qualunque altra idea però, assomiglia alle pietre che scivolano via e all’erba che si calpesta scalando la montagna. E non dovremmo combattere solo in modo coraggioso ma anche ragionevolmente. E’ arrivato il tempo che l’ideale, più grande e più bello di tutte le finzioni che lo hanno preceduto, si avveri in piena grandezza, affinché il popolo privato dei suoi diritti non abbeveri più col proprio sangue quella chimera ingannevole. Sì, per questo sono anarchica.

Quaranta anni fa ... il '77 (capitolo II)

16 gennaio: a Roma, nella notte prende fuoco la sede del PCI di via del Corallo.
17 gennaio: a Napoli, una assemblea studentesca decide una settimana di occupazione di alcune facoltà contro il progetto di riforma Malfatti.
18 gennaio: a Roma, esplode una molotov davanti all’ingresso della sezione DC di via Acireale; 2.000 femministe del MLD e del Cisa protestano per la legge sull’aborto davanti a Montecitorio.
19 gennaio: A Salerno, prende il via una settimana di agitazione nell’Università. A Milano, nella notte una ventina di fascisti armati di pistole aggrediscono tre giovani di sinistra e fuggono nella sede del MSI di viale Murillo.
20 gennaio: a Genova, le Brigate Rosse incendiano le auto di due dirigenti sindacali.
21 gennaio: a Roma, per aver partecipato ad una manifestazione non autorizzata vengono condannati Daniele Pifano e Fabrizio Panzieri.
24 gennaio: a Torino, in un’ora, in pieno giorno, vengono fatte saltare le auto di tre esponenti Dc; alle 13,50 in via Saluzzo danno fuoco alla ‘124’ dell’ex sindaco Giovanni Porcellana, un quarto d’ora più tardi in corso Cosenza brucia la ‘500’ dell’ex segretario cittadino, Arnaldo Agresti, alle 14,40 lanciano molotov contro la ‘131’ dell’ex assessore all’Istruzione, Vinicio Lucci. A Napoli, migliaia di persone, tra personale precario, docenti e studenti, si riuniscono nuovamente in assemblea all’Università.
25 gennaio: a Milano, cinque giovani vengono condannati a 8 anni complessivi per il tentativo di autoriduzione e gli scontri del 7 dicembre 1976 davanti al Teatro Della Scala, quando i Circoli del proletariato giovanile avevano assediato a lungo il teatro per impedire la “prima” della stagione. A Roma, vengono esplosi colpi di arma da fuoco contro l’abitazione di un giovane di sinistra, Riccardo Boso, di 23 anni. Seguono alcuni incidenti a Montesacro tra fascisti e gruppi di autonomi; centinaia di donne presidiano in mattinata l’aula della I sezione penale della Corte d’appello, dove si svolge il dibattimento conclusivo per gli stupri e l’omicidio del 1974 al Circeo.
27 gennaio: a Roma, nella notte i fascisti assaltano la Casa dello Studente.
28 gennaio: a Torino,  giovani con pistole e bombe molotov assaltano le sezioni Dc in via Nicola Fabrizi, corso Siracusa e via Verzuolo. 
29 gennaio: a Napoli, autoriduzione di 300 ragazzi al teatro S. Ferdinando per lo spettacolo musicale: “La Gatta Cenerentola” di Oberto De Simone messa in scena dalla Nuova Compagnia di canto popolare napoletana. 
30 gennaio: a Capalbio Scalo, si tiene una manifestazione contro l’installazione della centrale nucleare a Montaldo di Castro. Migliaia di persone occupano la stazione ferroviaria interrompendo per alcune ore il traffico sulla Roma-Torino.
31 gennaio: ad Arrone (Terni), le Brigate Rosse attaccano una caserma di carabinieri. 

Corbari Iris e Otello tornano sui monti

E' il 23 maggio 1944 sono le 7.30 di sera, Silvio Corbari, Iris Versari e Adriano Otello si consegnano al console Marabini comandante in capo della Guardia Nazionale Repubblicana di Forlì. Il console stringe loro la mano e li invita a salire sulla sua auto per rientrare subito a Forlì. Lasciando di conseguenza gli intermediari a piedi, che proseguiranno a bordo degli altri mezzi. Sono circa le 20 quando la Lancia Augusta oltrepassa gli autocarri in sosta sulla strada, suscitando gli sguardi stupefatti e trionfanti di ufficiali e soldati. Molti di loro avevano scommesso sull'impossibilità di un simile epilogo. Evidentemente, gli uomini di azione finiscono sempre per intendersi, a dispetto degli odi e degli ideali, sentimenti poco profondi in chi subisce il fascino della bella morte. Il console si volta indietro e Corbari gli sorride, con un'espressione di malcelata complicità. Ebbene si, conferma a se stesso Marabini, ricambiando il sorriso: oggi ho ottenuto una doppia vittoria, dissolvere la più pericolosa banda che infesta la Romagna, e arruolare un valoroso combattente. 
L'autista accelera, dirigendosi verso Forlì. Gli autocarri sono più lenti, e ben presto vengono distanziati.
"Stia tranquillo, non c'è alcun pericolo in questa zona", lo rassicura il console. A 6 chilometri da Predappio, l'autista comincia avvertire una crescente inquietudine: non gli piace la situazione che si è creata preferisce farsi raggiungere dalla scorta. E finge un guasto meccanico per fermarsi sul bordo della strada. Corbari, disarmato, fa un cenno ad Iris. Lei gli passa la pistola che teneva nascosta sotto la camicia. 
"Ehi console..." dice puntandola alla testa di Marabini.
"Ma ci hai creduto davvero? Sei stato così fesso da illuderti che ci saremmo arresi? Guardami negli occhi: ti sembro uno capace di passare dalla tua parte, di tradire i compagni?"
Il console è impietrito. Fissa il vuoto davanti a se, e non ha neppure il tempo di riflettere sulla propria ingenuità. 
Corbari gli spara un colpo alla nuca.
L'autista viene rilasciato con la raccomandazione di raggiungere l'abitato e raccontare cosa sia veramente accaduto.
Corbari Iris e Otello tornano sui monti.
(tratto da Ribelli di Pino Cacucci)  

giovedì 13 aprile 2017

Educare senza riempire nè plasmare

L'educazione è l'intervento di un individuo su un altro al fine di obbligarlo a fare proprie determinate abitudini morali. L'educazione  è l'azione coercitiva, unilaterale, esercitata da un individuo su un altro individuo è la formazione imposta. L'educazione è l'aspirazione al dispotismo morale elevata a principio è la tendenza di una persona a plasmare un'altra a sua immagine. (Lev Tolstoj)
L'idea che l'educazione, per essere veramente libera, debba occuparsi esclusivamente di garantire all'educando ogni possibilità per divenire ciò che è in potenza e ciò che aspira a diventare, secondo un suo specifico progetto di vita, è alla base di tutte le esperienze autenticamente democratiche e libertarie.
Infatti, educare si sostanzia in una azione spontanea, che nasce da una relazione dialogica, attraverso la mediazione dell'ambiente: senza riempire né plasmare, ma esclusivamente  liberando  ogni possibile specificità, attitudine, talento.
Questa idea di educazione attraversa la storia e la geografia in modo spesso sotterraneo, di solito trascurata dalle pedagogie ufficiali, si nutre degli apporti di pensatori diversi e di esperienze molteplici.
Non può per tanto divenire un dogma caratterizzato da una ideologia, una fede religiosa, uno schema culturale rigido ma, piuttosto, trova la sua ragione nel continuo nutrirsi di influenze diverse, ma tutte accomunate da un profondo e vero rispetto per l'essere umano, senza alcuna volontà di snaturare caratteristiche e peculiarità di ognuno. Il discepolo di Gandhi, Vinoba Bhava, coglie esattamente questo aspetto quando sostiene che : "L'educazione è come l'acqua del fiume, quella di oggi non è quella di ieri, né quella di domani. Il fiume continua a scorrere: la sua acqua non è mai la stessa. Analogamente, l'educazione dovrebbe continuare a mutare, con l'esperienza del giorno". 

LE ALI DEL SUO DIAVOLO di Meri Nana-Ama Danquah

Non ha senso
ma se lo aveste visto
capireste
era il tipo
per il quale troveresti eccezioni
troveresti scuse
il tipo
che coglieresti fiori
faresti giro girotondo
diresti m’ama
non m’ama / tutto il giorno
il tipo
che mai chiede
mai dice per favore
sorride tentazione
circondata dall’invito
delle labbra più sexy che mai
se lo aveste visto
capireste
perché
il vento lo segue
con scie di foglie
uragani
donne fatali
a dargli la caccia
non cercando vendetta
– cercando altro amore
un amore che solo i musicisti
e i ragazzi cattivi danno
perché l’amore per loro
è nella meccanica
nella geometria
nell’analitico
nel crescendo
nell’ouverture
nello ‘staccato’ dei loro sguardi
“no” brucianti
ancora allo stato esofageo
l’amore per loro
è nell’attimo
una ricostruzione di episodi precedenti
tutto il resto non è intenzionale
così se lo aveste visto
capireste
perché
me ne andai via
sebbene il suo respiro
baciasse spazi
fra le dita dei miei piedi
perché
provai a dimenticare
sebbene ricordi ancora
anche oggi
mentre guidavo attraverso
la tempesta
che scendeva sulle colline
vidi le ali del suo diavolo
nell’aureola della mia paura
e poi
tutto ebbe un senso

Quaranta anni fa... il'77 (capitolo I)

La cronologia di un anno, dove migliaia di giovani volevano cambiare il mondo assaltando il cielo.

GENNAIO 1977
1 gennaio: a Roma due bottiglie molotov esplodono nell’atrio del cinema “Savoia” dove si sta proiettando La lunga notte di Entebbe, il film sul blitz israeliano nell’aereo francese dirottato dai palestinesi in Uganda. A Monza un ordigno con 8 chili di tritolo e pezzi d’acciaio, avvolto in carta da regalo, viene fatto rotolare contro la casema dei carabinieri dopo che alcuni colpi di pistola sono stati sparati verso l’ingresso.
2 gennaio: A Treviso domenica notte, casa circondariale di Santa Bona, a due passi dal centro, un detenuto della sezione penale si accascia al suolo, colpito da un malore. Ma si tratta d’altro. È l’inizio di un’evasione che vedrà coinvolti 12 detenuti. Tra loro ci sono Vincenzo Andraus, personaggio di spicco della malavita milanese condannato più volte all'ergastolo per omicidio, e Prospero Gallinari, 25 anni, noto membro delle Brigate Rosse.
6 gennaio: a Fossombrone evadono 6 detenuti, tra cui Massimo Maraschi membro delle Brigate Rosse.
7 gennaio: a Roma le Formazioni Armate Territoriali rivendicano l’attentato incendiario ai magazzini Standa di piazza S. Giovanni di Dio.
9 gennaio: a Roma tra domenica e mercoledì vengono compiuti 8 attentati. Saltano numerose cabine dell’ENEL, mentre a Ostia, in un albergo dove si era tenuto il congresso provinciale del MSI esplode una bomba carta.
10 gennaio: a Roma nella notte tra domenica e lunedì, all’EUR, viene dato alle fiamme il Palazzo dei Congressi, che avrebbe dovuto ospitare il congresso nazionale del MSI. L’attentato viene rivendicato dai Nuovi Partigiani.
11 gennaio: a Roma vengono compiuti due attentati incendiari; due bottiglie incendiarie distruggono l’auto del segretario di una sezione della DC, e nel pomeriggio un tentativo d’incendio viene compiuto all’archivio dell’INAM, a Primavalle. A Mestre, per uno spettacolo del cantautore Giorgio Gaber, centinaia di giovani che tentano di entrare senza pagare si scontrano con la polizia e vengono inseguiti nel centro della città dove infrangono vetrine e danneggiano auto.
12 gennaio: a Genova viene rapito dalle Brigate Rosse Piero Costa, rampollo di una delle più note  famiglie di industriali e armatori della città. A Bologna vengono incendiate dalle Brigate Rosse le auto di un cronista giudiziario, Santini, e del segretario provinciale della DC, Coliva.
14 gennaio: a Roma avvengono numerosi incidenti durante la manifestazione indetta dalla Sinistra Rivoluzionaria contro l’XI congresso del MSI, all’hotel Midas. Lanci di molotov e utilizzo di armi da fuoco, secondo la polizia.
15 gennaio: a Firenze avvengono scontri tra polizia e femministe che contestano un convegno antiabortista “Per la difesa della vita nascente”. A Roma una bomba carta distrugge una centralina dell’ENEL.


giovedì 6 aprile 2017

LA QUESTIONE DI FONDO

La questione di fondo, di conseguenza, non è quella di stabilire se l’anarchia sia o meno possibile, ma piuttosto se sia possibile allargare il campo d’azione e l’influenza dei metodi libertari, fino al punto che essi diventino i criteri normali con i quali gli esseri umani organizzano la loro convivenza. L’unica cosa che si può dire, basandoci sulla testimonianza della storia umana, è che nessun tipo di società è impossibile. Chiunque sia abbastanza potente, e abbastanza privo di scrupoli, può imporre a un popolo qualsiasi forma di organizzazione sociale - almeno per un certo periodo. Ma è possibile fare questo solo con metodi che, per quanto naturali e adeguati ad ogni altra filosofia sociale - fondandosi sul ben noto principio secondo il quale non si può far la frittata senza romper le uova - risultano impraticabili e ripugnanti per gli anarchici, a meno che essi vogliano considerarsi alla stregua di un’altra di quelle élite rivoluzionarie che si ritengono investite della missione di «condurre il popolo» alla terra promessa. L’autorità si può imporre, la libertà assolutamente no. Una società anarchica è difficile che si realizzi, non perché l’anarchia sia irrealizzabile, o fuori moda, o impopolare, ma perché la società umana è diversificata, perché, come dice Malatesta: «noi siamo, in ogni caso, soltanto una delle forze che agiscono nella società».
Il grado di coesione sociale implicito nell’idea stessa di «società anarchica» può verificarsi soltanto in una società così immersa nel lago delle sue abitudini che l’idea di scelta tra modelli differenti di comportamento sociale non passa letteralmente per la testa a nessuno. Non riesco a immaginarmi un grado simile di unanimità, e se ci riuscissi sono sicuro che ne proverei ribrezzo, perché il concetto di scelta è fondamentale in ogni filosofia della libertà e della spontaneità.

L’ATALANTE di Jean Vigo

La difficile vita dei novelli sposi Juliette e Jean a bordo dell’Atalante, chiatta sempre in movimento governata dal vecchio mozzo père Jules e da un ragazzo. Alle gioie delle nozze succedono le incomprensioni e la routine della vita quotidiana. Juliette penserà anche di fuggire, ma poi i due sposi torneranno insieme sulla loro chiatta.
Il cinema di Vigo sorprende sempre gli spettatori per la sua bellezza, il suo rigore, la singolare facilità nel dar vita a personaggi che traggono la loro profondità dal contesto sociale piuttosto che da una particolare  introspezione psicologica. Nei suoi film, l’ambiente è protagonista allo stesso modo dei personaggi. In L’Atalante la chiatta che scivola lunga e flessuosa sull’acqua è la depositaria delle vite e dei sogni dei passeggeri. Gli ancoraggi, le banchine, le sponde del canale Saint-Martin, le riprese dei treni, ferrovie e tralicci, delineano l’immagine di una Parigi dura, aggressiva, quasi sconcertante. È una città in cui il furto è nella logica delle cose, dove la gente viene linciata, dove ci si mette in fila in attesa di trovare un posto di lavoro, dove ognuno cerca un modo per fuggire.
L’Atalante che solo apparentemente si inserisce nel filone del cinema populista e realistico francese di quegli anni, è il testamento spirituale del regista; egli stesso ha rivissuto criticamente e sentimentalmente la propria esistenza infondendo nei personaggi e nell’ambiente quello spirito rivoltoso e anarchico che ha sotteso tutta la sua breve ma intensa attività. 
L’Atalante è una di quelle opere in cui il cinema si avvicina più alla poesia che al romanzo. Non succede quasi niente nel film, ma ogni immagine contiene un valore evocativo, una sensazione nuova. Un’atmosfera di angoscia e di disperazione, creata con strumenti semplicissimi, avvolge ogni inquadratura. Vi si sentono sincerità, pietà, forse anche una specie di sorda rivolta. Ma, di certo non è un film spettacolare. Lascia in ognuno un’impressione di malessere e svia talvolta lo spettatore per il disprezzo delle abituali convenzioni cinematografiche.
Magico punto d’incontro tra le esperienze avanguardistiche e il cinema sociale, all’epoca subì un clamoroso insuccesso commerciale che, insieme alla improvvisa morte del giovanissimo autore ne impedì la visione integrale per decenni. Jean Vigo con questo film rompe violentemente con la tradizione realista del cinema francese per privilegiare un approccio totalmente poetico e con qualche lampo . Da ricordare il fondamentale apporto dell’operatore Boris Kauffmann, fratello di Dziga Vertov.

Un giorno ci sarà una crisi nell'industria

Un giorno ci sarà una crisi nell'industria, una di quelle crisi non più passeggere, come altre volte, ma che annientano intere fabbriche, che gettano nella miseria migliaia di lavoratori e ne decimano le famiglie. Voi lotterete come gli altri contro questa calamità. Ma vi accorgerete ben presto che vostra moglie, i vostri figli, i vostri amici soccombono poco a poco alle privazioni, deperiscono a vista d'occhio e, privi di cibo, privi di cure, finiscono distesi sopra un miserabile giaciglio. E intento la vita risuona allegra nelle vie inondate di sole della grande città, noncurante di quelli che muoiono di stenti. Comprenderete allora ciò che questa società ha di ributtante, penserete alle cause della crisi e scruterete tutte le profondità di quelle inique leggi economiche che espongono migliaia di uomini alla cupidigia di un pugno di fannulloni; concorderete con i socialisti anarchici quando dicono che la società attuale può e deve essere trasformata totalmente.
(Tratto da L'Anarchia di Petr A. Kropotkin)