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giovedì 12 gennaio 2017

Il capitalismo e l'informatica

Il capitalismo non si interessa alle attività all'utilità ecc., ma solo alla produzione di valore. E non basta aver lavorato per creare del valore, bisogna anche averlo fatto in un modo che riproduce il capitale con cui è stato pagato il salario ricevuto. Per quanto riguarda l'informatica, bisogna dire che i suoi prodotti rappresentano in generale solo dosi omeopatiche di lavoro umano, e dunque di valore: così, un software, una volta inventato, può essere riprodotto milioni di volte, quasi senza ulteriore impiego di forza lavoro, e tutte le sue copie insieme rappresentano di conseguenza solo una piccola quantità di valore. L'informatica, il cuore della rivoluzione dell'immateriale, lungi dal costituire un nuovo stadio del capitalismo caratterizzato da ulteriori aumenti di produttività, porta piuttosto alla crisi, perché riducendo fortemente, ad un grado storicamente inaudito, l'impiego di lavoro vivo, riduce anche la produzione di valore. Il postfordismo è dunque tutto fuorché un nuovo modello di accumulazione. La sua esistenza si basa piuttosto sulla finanziarizzazione, cioè sul credito e sul capitale fittizio. L'accumulazione reale mancante viene sostituita dalla sua simulazione, cioè da una esplosione di credito in dimensioni astronomiche e il credito non è altro che un consumo anticipato di un futuro guadagno che non potrebbe arrivare mai.

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