Translate

giovedì 11 agosto 2016

Crimethlnc: la normalizzazione di alcune forme delegittimanti di socializzazione

Alla fine degli anni Novanta gli anarchici sostenevano la partecipazione, il decentramento e l’azione individuale. Affidandoci alla nostra esperienza nel settore dell’autoproduzione alternativa, abbiamo contribuito a diffondere il modello virale, per cui un format sviluppato in un contesto può essere riprodotto in tutto il mondo. Esemplificato da programmi come Food Not Bombs e tattiche quali quella del Black Bloc, questo modello ha contribuito a diffondere una cultura antiautoritaria precisa da New York alla Nuova Zelanda. All’epoca rispondevamo sia ai limiti dei modelli politici e tecnologici del secolo precedente sia alle opportunità emergenti per il loro superamento. Questo ci collocò all’avanguardia delle innovazioni che hanno rimodellato la società capitalista. Per esempio, TXTmob, il programma di elaborazione di SMS messo a punto dall’Institute for Applied Autonomy per le proteste in occasione delle Convention nazionali dei democratici e dei repubblicani, è servito da modello per Twitter. Allo stesso modo, le reti internazionali dell’autoproduzione alternativa, nella forma teorizzata in manuali quali Book Your Own Fucking Life, si possono considerare precursori di Myspace e Facebook. Nel frattempo, il modello virale si è oggi affermato soprattutto per il marketing virale. La cultura dei consumi ci ha dunque catturati, integrando il nostro tentativo di fuga nel mantenimento dello spettacolo che avevamo rifiutato e offrendo a chiunque altro la possibilità di «evadere». Annoiato dalla programmazione a senso unico delle reti televisive, il consumatore moderno può provvedere alla propria programmazione personale, pur rimanendo a una distanza fisica ed emotiva dagli altri spettatori. Il nostro desiderio di maggiore capacità di intervento e partecipazione è stato esaudito, ma all’interno di un quadro ancora fondamentalmente determinato dal capitalismo. La pretesa che tutti diventino soggetti invece che oggetti è stata realizzata: siamo ora soggetti che gestiscono la propria alienazione, dando realtà alla massima situazionista secondo cui lo spettacolo non è solo il mondo delle apparenze, bensì il sistema sociale in cui gli esseri umani interagiscono soltanto in base ai ruoli prescritti. Anche i fascisti stanno tentando la strada del decentramento e dell’autonomia. In Europa i «nazionalisti autonomi» si sono appropriati dell’estetica e dei format radicali, utilizzando la retorica anticapitalista e la tattica del black bloc. Di sicuro intorbida le acque, ma qui non si tratta soltanto dei nostri nemici che cercano di camuffarsi e assumere le nostre sembianze: è anche indice di una spaccatura ideologica nei circoli fascisti, allorché la generazione più giovane tenta di aggiornare i propri modelli organizzativi per adeguarli al Ventunesimo secolo. I fascisti negli Stati Uniti e altrove sono impegnati nello stesso progetto, sotto la bandiera paradossale dell’«anarchismo nazionale»; se riescono a convincere l’opinione pubblica che l’anarchia è una forma di fascismo, le nostre prospettive saranno davvero desolanti.
«Nazionalisti autonomi» (Qualcuno, per favore, ci liberi dall’afflizione di questi idioti!)
Che cosa significa se i fascisti, i principali fautori della gerarchia, possono utilizzare le strutture decentrate che siamo stati i primi a introdurre? Il Ventesimo secolo ci ha insegnato le conseguenze derivanti dall’uso di mezzi gerarchici per perseguire fini presumibilmente non autoritari. Il Ventunesimo secolo potrebbe indicarci come mezzi presumibilmente non gerarchici possano produrre esiti gerarchici. Attingendo a questi e ad altri sviluppi, si potrebbe ipotizzare che ci stiamo muovendo verso una situazione in cui il fondamento della società gerarchica non sarà l’accentramento permanente del potere, ma la normalizzazione di alcune forme delegittimanti di socializzazione e di adozione delle decisioni e dei valori. Queste forme sembrano diffondersi spontaneamente, anche se in realtà paiono desiderabili in ragione di ciò che manca nel contesto sociale che ci viene imposto.

Nessun commento:

Posta un commento