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giovedì 30 giugno 2016

Il concetto di docilità

Il concetto di docilità è un attributo molto frequente tra gli uomini delle società democratiche contemporanee: le nostre società. Nella fucina e riproduzione di tale docilità, interviene, evidentemente, la Scuola, a fianco delle istituzioni rimanenti della società civile, di tutti gli apparati dello Stato. Sembra, inoltre, che questa docilità, potenzialmente assassina e capace di convertirci in mostri, si sia estesa a quasi tutti gli strati sociali, dall’alto al basso, e caratterizza tanto gli oppressori che gli oppressi, tanto i proprietari come gli espropriati. Non risultando inaudita tra i primi (dipendenti dello Stato, proprietari, uomini delle imprese, gente - come si sa - con stoffa di mostri), ma risulta inesplicabile, sorprendente, tra i secondi: docilità dei lavoratori, docilità degli studenti, docilità dei poveri. Lavoratori, studenti e poveri che s’identificano, eccezioni a parte, con quella stessa immagine, data da Nietzsche: l’immagine della vittima colpevole. Vittime per la posizione subalterna che occupano nell’ordine sociale: posizione dominata, alle spese di questa o quell’altra modalità del potere, sempre nello sfruttamento o nella dipendenza economica. Ma allo stesso tempo “colpevoli”: colpevoli di agire come agiscono, esattamente in virtù della loro docilità, della loro remissività, della loro conformità all’esistente, della loro scarsa resistenza. Colpevoli per le conseguenze obiettive della loro docilità...
Docilità dei nostri lavoratori, organizzati in sindacati che riflettono e rafforzano la loro sottomissione. Dal di fuori dei recinti dell’impiego, le voci di quegli uomini che sfuggono al salario hanno espresso, polemicamente, l’impossibilità di simpatizzare con l’operaio - tipo dei nostri tempi: «E’ più degno elemosinare che lavorare; ma è più edificante rubare che elemosinare», annotò un celebre ex delinquente...
Docilità dei nostri studenti, sempre più disposti a lasciarsi intrappolare nel modello “dell’auto-professore”, dell’alunno partecipativo, attivo, che tiene le redini della classe, che interviene nell’elaborazione dei temari e nella gestione democratica dei centri, che, incluso, intenta l’auto-qualificazione; giovane sommesso alla nuova logica dell’educazione riformata, tendente a mettere all’angolo la figura anacronistica del professore autoritario classico e ad erigere l’alunno a soggetto-oggetto della pratica pedagogica. Studenti capaci di reclamare, come confermano alcune inchieste, un rafforzamento della disciplina scolare, una fortificazione dell’ordine nelle aule... Docilità di alcuni poveri che oggi si limitano a sollecitare la compassione dei privilegiati come privilegio della compassione, e nel cui comportamento sociale già non vive il benché minimo pericolo. Indigenti che ci offrono il compassionevole spettacolo di un’agonia amabile, senza la messa in discussione dell’ordine sociale generale; e che muoiono lentamente - o non così lentamente - davanti ai nostri occhi, senza accusarci né aggredirci, aggrappati alla rachitica speranza che qualcuno addolcisca i loro prossimi quarti d’ora...


1 commento:

  1. Peste del la Nave dei Folli4 agosto 2023 alle ore 09:31

    E alle docilità e al senso di colpa che ora si stanno pienamente manifestando nella sottomissione alle direttive sanitarie prima e del green voluto dall'indistria ora. il potere che si prende le nostre lotte storiche per trasformarle abilmente nella docilità del colonizzato nel DNA e in ogni aspetto intimo del suo essere. Colpevolizzato di infettarsi prima, e di inquinare poi, alla perversione delle logiche del potere e della sua capacità di plasmare la coscienza collettiva, arrivando anche alle nuove generazioni che continuano a credersi ribelli e che invece son pre-formate, a unico uso e consumo del grande meccanismo.

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