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giovedì 21 aprile 2016

Ecologia anarchica

La prospettiva degli anarchici ecologisti è eterogenea e aperta, eppure presenta una certa continuità e alcuni elementi fondamentali. È stata influenzata da anarchici, primitivisti, luddisti, insurrezionalisti, situazionisti, surrealisti, nichilisti, sostenitori della deep ecology, bioregionalisti, ecofemministe, da varie culture indigene, dalle lotte anticolonialiste, dal selvatico, dal selvaggio e dalla terra. Ovviamente, gli anarchici forniscono la spinta antiautoritaria, che sfida il potere in sé a un livello fondamentale, lottando per relazioni realmente egalitarie e promuovendo comunità di mutuo soccorso. Gli anarchici ecologisti, tuttavia, estendono le idee di non dominio a tutte le forme di vita, non solo la vita umana, spingendosi oltre l’analisi anarchica tradizionale. Dai primitivisti, gli anarchici ecologisti traggono un esame critico e stimolante delle origini della civiltà, in modo da capire che cos’è questo disastro e come ci siamo arrivati, e contribuire a dar forma a un cambio di direzione. Ispirandosi ai luddisti, gli anarchici ecologisti risvegliano la propensione all’azione diretta anti-tecnologica/industriale. Gli insurrezionalisti offrono una prospettiva che non aspetta la messa a punto di una critica cristallina: identificano e attaccano spontaneamente le attuali istituzioni della civiltà che limitano la nostra libertà e i nostri desideri. Gli anarchici anticivilizzazione devono molto ai situazionisti e alla loro critica della società alienante della merce, della quale possiamo liberarci entrando in contatto diretto con i nostri sogni e i nostri desideri non mediati. Il rifiuto del nichilismo di accettare qualsiasi aspetto della realtà attuale sottende l’insalubrità connaturale a questa società e offre agli anarchici ecologisti una strategia che non ha bisogno di proporre prospettive per la società e si concentra invece sulla sua distruzione. La deep ecology, nonostante le sue tendenze misantropiche, infonde nella prospettiva anarchica ecologista il sapere che il benessere e fiorire di tutte le forme di vita è legato a una profonda consapevolezza del valore intrinseco del mondo non umano, a prescindere dal valore d’uso. Il riconoscimento della ricchezza e della diversità della vita da parte della deep ecology contribuisce alla presa di coscienza del fatto che l’odierna interferenza umana con il mondo non umano è coercitiva ed eccessiva, e la situazione peggiora rapidamente. I bioregionalisti introducono la prospettiva di vivere all’interno della propria bioregione, in contatto intimo con la terra, l’acqua, il clima, le piante, gli animali e i modelli generali della propria bioregione. Le eco-femministe hanno contribuito alla comprensione delle radici, delle dinamiche, delle manifestazioni e della realtà del patriarcato e del suo effetto sulla terra, sulle donne in particolare e sull’umanità in generale. Di recente, la devastante separazione degli esseri umani dalla terra (civilizzazione) è stata forse articolata con maggior chiarezza e passione dalle eco-femministe. Gli anarchici anticivilizzazione sono stati profondamente influenzati dalle varie culture indigene e popolazioni legate alla terra esistite nell’arco di tutta la storia e che ancora esistono. Mentre impariamo umilmente a incorporare tecniche di sopravvivenza sostenibili e modi più sani di interagire con la vita, è però importante non appiattire o generalizzare le popolazioni indigene e le loro culture e rispettare e tentare di comprenderne la diversità senza cooptare le loro identità e caratteristiche culturali.

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