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giovedì 17 settembre 2015

Resistenza contro la deragione

L'alterazione della velocità delle forme si sopravvivenza è uno dei tanti accorgimenti con i quali si confeziona l'a-storicità dell'epoca e si umilia la spontaneità. La tendenza è quella di ridurre l'individuo ad un semplice recettore di riflessi condizionati, un programma che si realizza mantenendo nell'incoscienza le forme dell'esserci e stimolando la sfera corporale, come mostra il successo delle attività sportive, intense, funzionali e brutali, cariche di un aggressività senza contenuto, e di una ritualità sublimata, che ricordano l'impegno del lavoro salariato. In questo quadro la povertà  è una forma di lentezza che fa del proletario un parassita, la cui vita è divenuta ideologia della sua propria assenza. Un ideologia che ricorda la decadenza dei Romani, caratterizzata da una quiete sociale che, nelle repubbliche, è solo l'espressione di una mancanza di libertà.
L'idealismo ha imparato da tempo a strumentalizzare il progetto comunista di rovesciare il mondo, per mascherare le lotte sul cambiamento. Lotte nelle quali la critica radicale ha appreso a catalizzare i desideri della sua epoca prima che vengano presi in ostaggio dalle accelerazioni impresse alla vita corrente dagli autoritarismi, arrivati sino al paradosso di imporre la condizione del moderno come un dovere assoluto. Queste lotte hanno costituito un programma appassionato di cambiamento reale della vita, che si è costantemente accompagnato alla necessaria resistenza contro la deragione di un progresso alienato e al carattere parziale di tutte le realizzazioni positive da esso promesse. Là dove la forma si ritorce contro il contenuto, necessariamente i mezzi si rivoltano contro il fine.

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