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giovedì 30 luglio 2015

La concezione poliziesca della storia

Nel contesto della modernità solo il razionalismo morboso è capace di produrre una concezione poliziesca della storia. Una concezione per la quale i miracoli dell'idealismo sanno contrastare le catastrofi della questione sociale, senza dover ricorrere ad alcuna spiegazione scinetifica. Come ha sostenuto Joseph Gabel, questa concezione poliziesca della storia rappresenta la forma più estrema di alienazione politica e il passo di esordio di ogni ordine giudiziario borghese.
Ecco perchè nei paesi in cui la docilità sociale è una virtù, ogni sovversione è vissuta dalla borghesia come una catastrofe inattesa e immeritata, che non si integra con il corso degli eventi spettacolori che la contraddistinguono. In questo contesto basta leggere un qualunque rinvio a giudizio per vedere fino a che punto il delitto sociale, che non è niente di più dell'irruzione della dialettica nella vita corrente, diventi l'espressione clinica di un mondo reificato che non può ammettere la storia se non come catastrofe. Una catastrofe che, prima ancora di essere sanzionata dal giudizio critico, esprime l'incapacità dello spettacolo a temporizzare il reale e a comprendere la forma di evento, che diviene una forma del vissuto. Un tipico rigurgito della nuova destra europea, infatti, è costituito dalle sue reazioni psicotiche per gli innediti quadri gnoseo-sociologici prospettati dai nuovi scenari sociali. Nel contesto delle forme sociali, la schizofrenia non è solo uno scadimento del senso del vissuto, ma l'effetto prevalente di un narcisismo che ripiega la libido su tutte le sue ossessioni spazio - temporali, che svaluta il reale e costringe a vivere la storia come illusione, vale a dire come ideologia.

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