Translate

giovedì 9 luglio 2015

Il prato rivoluzionario

Quando incoraggiamo la gente a coltivare parte del proprio cibo la stiamo incoraggiando a prendere il potere nelle proprie mani. Potere sulla propria dieta, potere sulla propria salute e potere sul proprio portafogli. Penso che questo sia veramente sovversivo perché stiamo dicendo di sottrarre quel potere a qualcun altro, ad altri soggetti sociali che attualmente hanno potere su cibo e salute. (Roger Doiron)

Non c'è niente di particolarmente radicale o rivoluzionario in un prato. Ma comincia a diventare interessante quando lo trasformiamo in un orto. Potremmo dire che l'orticoltura è un'attività sovversiva. Pensare al cibo come a una forma di energia. È ciò che ci alimenta e allo stesso tempo una forma di potere. E quando incoraggiamo la gente a coltivare parte del proprio cibo la stiamo incoraggiando a prendere il potere nelle proprie mani. Potere sulla propria dieta, potere sulla propria salute e un po' di potere sul proprio portafogli. Pensiamo che questo sia veramente sovversivo perché stiamo anche, necessariamente, dicendo di sottrarre quel potere a qualcun altro, ad altri soggetti sociali che attualmente hanno potere su cibo e salute. Pensate a quali possano essere questi soggetti. E guardate anche all'orticoltura come a una sorta di salutare droga di passaggio, potremmo dire, ad altre forme di libertà alimentare. Poco dopo aver iniziato a coltivare gli ortaggi, dici: "Hey, ora ho bisogno di imparare come cucinarli... poi potrei voler imparare a conservare gli alimenti o a cercare il mercato contadino locale nella mia città".
 Ancora una cosa di cui abbiamo bisogno è di non perdere il lato conviviale del cibo. Il cibo è al meglio quando è delizioso. Gli orti possono contribuire a riportare un po' di quella vibrazione di una comunità.
Coltivare un orto sovversivo, è così sovversivo infatti che ha il potenziale per modificare radicalmente l'equilibrio di potere non solo nel nostro paese ma in tutto il mondo.

Nessun commento:

Posta un commento