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giovedì 9 luglio 2015

Emile Pouget, l'anarchico che inventò il sabotaggio in Francia

Dopo un esilio in Inghilterra introdusse nel sindacato del suo paese i metodi di lotta degli operai inglesi. Una strategia di disobbedienza che corrisponde al più recente slogan lavorare con lentezza. Dopo il varo, nel 1893, delle famose leggi scellerate, la legislazione antianarchica che introdusse in Franca il reato di association malfaiteurs, molti militanti furono costretti a riparare all'estero per sfuggire al carcere. Durante l'esilio a Londra, il sindacalista anarchico Emile Pouget, fondatore nel 1889 del giornale popolare Le Pére Peinard, ispirato al Père Duchesne di Hébert, esponente degli arrabbiati, l'ala sanculotta più radicale della rivoluzione francese, rimase colpito dai metodi di lotta impiegati dal movimento operaio inglese. Quegli anni di dura repressione avevano gettato nel discredito la strategia minoritaria e individualista della propagande par le fait, che aveva conquistato i settori anarchici del periodo. Nel 1892, l'esecuzione di Ravachol aveva aperto l'era degli attentati e delle bombe. Due anni dopo l'anarchico italiano Sante Caserio uccise il presidente della Repubblica francese Sadit Carnot. L'amnistia politica del 1895, seguita all'elezione del nuovo presidente della terza Repubblica, Felix Faure (rimasto alla storia perché folgorato da un infarto fu rinvenuto su un divano dell'Eliseo ancora avvinghiato ai capelli della sua amante, che terrorizzata cercava di riprender fiato), permise a Pouget di rientrare insieme a molti altri militanti e dare vita ad una nuova stagione politica fondata sull'azione di massa e l'intervento sindacale. Ebbe così modo di partecipare alla fondazione della Confédération générale du travail e nel 1896, sul nuovo giornale La Sociale spiegò la teoria del sabotaggio, il sistema dei proletari inglesi che hanno come parola d'ordine: A paga cattiva, cattivo lavoro... L'azione diretta - scriveva nel 1908 - non è fatalmente sinonimo di violenza: essa può manifestarsi in maniera benevola e pacifica o anche molto vigorosa... Contro lo Stato si materializza sotto forma di pressione esterna, mentre contro il padronato, i mezzi comuni sono lo sciopero, il boicottaggio, il labello, il sabotaggio. Nell'opuscolo Le Sabotage, Pouget racconta che il termine sabotaggio deriva da sabot (zoccolo). Sabotage non era in origine un'espressione di lotta sociale ma un termine popolare che non indica affatto l'atto di fabbricare zoccoli, ma al contrario designava un lavoro mal eseguito, fatto a «colpi di zoccoli» appunto. Nel 1897, durante il congresso della Cgt a Tolosa, nel quale Pouget animava la commissione boicottaggio, questa tattica ricevette il battesimo sindacale. In effetti, il sabotaggio in origine altro non era che quanto gli operai scozzesi chiamavano, con un'espressione dialettale, Go Canny (vacci piano!). Una strategia di resistenza che da individuale e spontanea si fa col tempo cultura di lotta consapevole, sempre più fantasiosa e organizzata, diffusasi in Inghilterra nel 1889 e successivamente importata in Francia, nel 1895, dal sindacato dei ferrovieri e poi giunta in America, grazie al passa parola delle lotte dei portuali, durante la stagione dell'Iww. Pouget rammenta anche l'arrivo del sabotaggio tra i lavoratori italiani, impiegato per la prima volta, non certo a caso, dai ferrovieri, facilitati dai contatti e dagli scambi quotidiani con i compagni di lavoro d'oltre frontiera, che nel 1905 praticano lo sciopero dello zelo.

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