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giovedì 25 giugno 2015

Per organizzarci


Molti segni indicano oggi che il divario tra la condizione di vita dei proletari e la ricchezza dei loro bisogni, tra l'oppressione del controllo sociale e la qualità dei comportamenti autonomi di lotta, si è approfondito ed esteso in maniera irreversibile. 
Al punto in cui siamo non si può restare fermi. Occorre che la ribellione sociale, già consolidatasi in alcuni settori di classe, si arricchisca degli strumenti organizzativi necessari a far fronte adeguatamente al processo di ristrutturazione statuale e padronale. 
L'urgenza, la qualità e le forme del processo organizzativo si presentano, a nostro avviso, come la questione cruciale di questa nuova stagione politica.
Su questo tema la discussione interna al movimento ed anche all'area dell'Autonomia Operaia organizzata, si è andata approfondendo già prima dell'estate rispetto ai problemi posti, ma non risolti, dal movimento del '77; sia rispetto a quelli connessi al caso Moro e sia rispetto al progressivo diffondersi di comportamenti autonomi dal sindacato tra i lavoratori occupati. 
Le stesse analisi fatte da riviste come Controinformazione e Primo Maggio, che introducono nuovi (per loro) elementi di valutazione teorica sull’autonomia operaia e con le quali riteniamo giusto intraprendere un dibattito a partire dai prossimi numeri, testimoniano dell'attualita di questo tema. Ma l'analisi dell'autonomia e dei suoi comportamenti, così come l'analisi della ristrutturazione del capitale, non bastano se di pari passo non si avvia concretamente il processo organizzativo. 

Occorre, per essere più espliciti, chiarire che cosa fare e come farlo, per uscire tanto dalle secche del qualunquismo di sinistra generato principalmente da Lotta Continua, quanto per superare la vocazione minoritaria dimostrata da alcune componenti dell'Autonomia Operaia come Rosso e Senza Tregua.
 E’ questo un impegno a cui, da oltre un anno, ci siamo dedicati unitamente ai compagni di altre situazioni organizzate dell'Autonomia Operaia del Nord e del Sud. La proposta che facciamo, quindi, il Movimento dell'Autonomia Operaia, è la risultante di questo sforzo collettivo e intendiamo metterla in discussione nel movimento per verificarla ed arricchirla dei contributi che, Collettivi o singoli compagni, riterranno di dare, fino ad approssimarne sempre più le tappe della sua realizzazione attraverso momenti di confronto su temi specifici e generali, quali certamente, ma non esclusivamente, il Convegno Operaio a Ottobre e l’Assemblea nazionale a Novembre che, come scrivevamo nel numero cinque del giornale, e tutta da costruire. 
Per assolvere a questo compito "I Volsci" diventeranno meno "romani" e si arricchiranno dei contributi di tutte le popolazioni barbare del territorio nazionale, non per fare del giornale il "portavoce dell'organizzazione", ma per renderlo uno strumento adatto alla sua promozione. 

(Tratto da: I VOLSCI, N°6, mensile dell’Autonomia Operaia, ottobre 1978)

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