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giovedì 18 giugno 2015

Le strutture della modernità sono sempre repressive

C'è un modo di essere comunisti che non deriva dal sapere delle scienza sociali, nè dall'assalto della classe degli sfruttati ai bastioni del Capitale, provvede la vita corrente.
E' un costume inebriante di vivere il proprio tempo, spesso nella forma di un'avventura, sempre nelle vesti di una tragedia.
L'esperienza ha mostrato che questa avventura, finora, non è mai durata più di quanto duri un sogno, con il quale, per altro, condivide certi poteri, terrorizza i nemici e i cativi compagni di strada, spaventa i dogmatici, rovescia le tavole delle ideologie e le illuminate illusioni della borghesia.
Questa materna epifania della storia dell'uomo è quella che porta all'espressione più alta del vissuto, è quella che salda e dà un senso a tutte le passioni, anche le scellerate. Essa non consente mediazioni nè ritorni alle posizioni di partenza, così, gli eletti sono le sue vittime, destinati al massacro perchè la ferocia degli idealismi, nessuno  escluso, da quelli che diffondono la peste religiosa a quelli che si piegano ai meriti delle democrazie borghesi e alla signoria delle armi,  non lasciano scampo.
E' successo a parigi nel 1871, a Monaco e a Budapest, nel 1919, a Kronshtadt, nel 1921. Questa ultima avventura, in particolare, è stata la più breve e la più crudele delle primavere della rivolta. Diciotto giorni appena.
In ogni caso, dallo sventurato destino della Comune di Kronshtadt ne è derivata una lezione importante per i suoi figli, le strutture della modernità sono sempre e inevitabilmente repressive, non importa il credo che le anima. A Parigi, come a Pietrogrado, come a Barcellona, Varsavia e ancora a Budapest, i versaillesi sono puntualmente dietro l'angolo, nell'ombra, ad affilare i coltelli. Nascosti e protetti dietro l'oscuro e vuoto spazio da cui la forma di capitale gestisce le strutture irrazionali che governano lo spettacolo della politica e la lebbra della alienazione sociale, questo lievito che muta la vita corrente in merce.

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