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giovedì 2 aprile 2015

Ripensare al primitivo

La tecnologia non è mai neutrale, è sempre politica, è l’incarnazione della società. È falso sostenere che la tecnologia sia neutrale. Non lo è mai stata. La tecnologia è l’incarnazione della società, di ogni società in ogni epoca. Nella tecnologia si possono leggere le priorità e i valori che in una società sono dominanti. Gli odierni sistemi tecnici esprimono qualità di efficienza, distanziamento, una certa freddezza, inflessibilità, dipendenza dagli esperti. Qualcosa di umano viene fuori, ma che è stato ridefinito da un ambiente sempre più tecnologico. Comunità? Comunità virtuale. Non ci sono più valori comuni quando la comunità reale è stata erosa fino a quasi scomparire.
Quindi pensiamo che se deve esserci un futuro, questo dovrà essere primitivo. Cos’è il primitivo? È compito di ciascuno approfondirlo, riconnettersi letteralmente. Non è affatto un termine peggiorativo. Che dire di un mondo faccia a faccia? Che dire della comunità? Che è stata cancellata. Secondo gli indigeni la civilizzazione è la tomba della comunità. Alcuni pensano che ciò avvenga originariamente e principalmente attraverso due istituzioni sociali: divisione del lavoro/specializzazione, porre le persone sotto l’autorità effettiva di altri, dividere il sé in ruoli, ovvero la società di classe; addomesticamento, che potremo definire il peggiore errore, un cambiamento verso il controllo, il dominio della natura, e noi facciamo parte del processo. Una lenta, impercettibile accumulazione durata migliaia di anni. Nei fatti, l’origine della proprietà privata. Una traiettoria ininterrotta, che ha portato fino alla clonazione, all'ingegneria genetica, alla nanotecnologia.
Il primitivismo è la risposta sul piano spirituale così come a livello sociale o politico. Una vita e un mondo non globalizzati, rilocalizzati, radicalmente decentrati dovrebbero favorire il recupero dell’integrità, dell’immediatezza, del contatto diretto con nostra madre Terra. Questo allontanamento dal mondo industriale sembra francamente inimmaginabile. Ma sappiamo che l’attuale traiettoria è disastrosa. Questo cambiamento ha la capacità di ispirare, di essere una visione di vita, di salute, di comunità.

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