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giovedì 30 aprile 2015

Il problema del rapporto tra mezzi e fini

La divergenza sul problema del rapporto fra i mezzi e i fini tra marxisti e anarchici, non era una disputa di natura tecnico-organizzativa.
In realtà essa investiva per intero la questione teorica fondamentale, cioè quella relativa alla valutazione del principio di autorità e del principio di libertà. Per gli anarchici questi principi erano costitutivi e autonomi, per i marxisti erano forme di espressioni derivate da altre strutture, precisamente quelle economiche. Nella visione anarchica l’abbattimento della società capitalistico-borghese non implicava automaticamente la realizzazione del socialismo (inteso come abolizione delle classi e la realizzazione immediata della libertà e dell’eguaglianza). Il principio di autorità, se non combattuto di per se stesso, poteva sempre ricostituirsi sotto altre forme storiche e sotto altre funzioni sociali. Nella visione marxista, invece, poiché si affermava, secondo una logica deterministico-scientifica, che il rovesciamento del capitalismo avrebbe aperto inevitabilmente la strada al socialismo, la realizzazione positiva della libertà e dell’eguaglianza era data come un semplice pressoché implicito effetto. Così, mentre l’anarchismo perveniva ad individuare l’autonomia strutturale delle forme politiche del dominio, nel senso che esse erano viste indipendentemente dal soggetto storico che le impersonava o che le avrebbe potuto impersonare, il marxismo continuava ad affermare la loro assoluta dipendenza rispetto alle condizioni socio-economiche e perciò storiche del progresso umano.
Da qui la radicale contrapposizione sulla valutazione della natura dello Stato, e in genere del potere e della politica. A giudizio degli anarchici era utopistico pensare, come pensavano Marx ed Engels, che lo Stato sarebbe venuto meno, per morte propria, con il puro e semplice instaurarsi dei rapporti di produzione socialisti. Utopistico era pensarlo, appunto perché lo Stato era ben lungi dall’essere solo un apparato sovrastrutturale determinato ed espresso dal sistema capitalista. Se lo sfruttamento economico, scriveva Bakunin: “produce la schiavitù politica, lo Stato questo a sua volta riproduce e perpetua la miseria quale condizione della sua esistenza”. Lo Stato quindi mai e in nessun modo si sarebbe estinto. Esso andava abolito.


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