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giovedì 5 marzo 2015

Manifesto del dopo futurismo

Noi vogliamo cantare il pericolo dell'amore, la creazione quotidiana dell'energia dolce che mai si disperde.
L'ironia, la dolcezza e la ribellione saranno elementi essenziali della nostra poesia.
L'ideologia e la pubblicità hanno esaltato finora la mobilitazione permanente dell'energie produttive e nervose dell'umanità per il  profitto e per la guerra, noi vogliamo esaltare la tenerezza il sonno e l'estasi, la frugalità dei bisogni e il piacere dei sensi.
Noi affermiamo che la magnificenza del mondo sia arricchita di una bellezza nuova: la bellezza dell'autonomia. Ciascuno al suo ritmo e nessuno deve essere costretto a correre a velocità uniforme. Le automobili hanno perduto il fascino della rarità e soprattutto non possono più svolgere il compito per il quale furono concepite. La velocità è diventata lenta. Le automobili sono immobili come tartarughe stupide nel traffico cittadino. Solo la lentezza è veloce.
Noi vogliamo cantare l'uomo e la donna che si accarezzano per meglio conoscersi e per meglio conoscere il mondo. 
Siamo sul promontorio estremo dei secoli... Dobbiamo assolutamente guardare dietro di noi per ricordare l'abisso di violenza e di orrore che l'aggressività militare e l'ignoranza nazionalista possono in ogni momento scatenare. Viviamo da molto tempo nella religione del tempo uniforme. L'eterna velocità onnipresente è già dietro di noi, nell'internet, perciò ora possiamo dimenticarla per trovare il nostro ritmo singolare.
Noi vogliamo ridicolizzare gli idioti che diffondono il discorso di guerra: i fanatici della competizione, i fanatici del dio barbuto che ci incita al massacro, i fanatici terrorizzati della disarmante femminilità che c'è in noi tutti.
Vorremmo fare dell'arte forza di cambiamento della vita, vorremmo abolire la separazione fra poesia e comunicazione di massa, vorremmo sottrarre il dominio sui media ai mercanti per consegnarlo ai sapienti e ai poeti.
Canteremo le folle che possono infine liberarsi dalla schiavitù del lavoro salariato, canteremo la solidarietà e la rivolta contro lo sfruttamento. Canteremo la rete infinita della conoscenza e dell'invenzione, la tecnologia immateriale che ci libera dalla fatica fisica. Canteremo il cognitario ribelle che si mette in contatto con il proprio corpo. Canteremo l'inifinità presente e non avremo più bisogno di futuro.

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