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giovedì 19 marzo 2015

Due parole su razzismo e oppressione

L'oppressione è una rete di forze e barriere che non sono sporadiche o occasionali e di conseguenza evitabili, ma collegate sistematicamente tra loro in modo da catturare una persona al loro interno, limitandone i movimenti in qualunque direzione. Essere oppressi è come essere rinchiusi in gabbia: tutte le strade, in ogni direzione, sono bloccate. Pensate alla gabbia di un uccello. Se guardate da vicino uno dei fili metallici che la compongono, non vedrete gli altri. Potete esaminare quel filo da cima a fondo e chiedervi come mai un uccello non voli via ogni volta che lo desidera. Non troverete proprietà fisiche, neanche dopo un attentissimo esame, che rivelino come un filo possa inibire o impedire la fuga di un uccello. E soltanto dopo aver fatto un passo indietro e aver visto tutta la gabbia che capite il motivo per cui l'uccello non può andare da nessuna parte. A quel punto diventa ovvio che l'uccello è circondato da una rete di barriere sistematicamente collegate tra loro, nessuna delle quali costituisce un ostacolo al suo volo in sé eppure la loro combinazione le rende impenetrabili come le pareti di una caverna. L'oppressione può essere effettivamente difficile da vedere e riconoscere: si possono studiare gli elementi di una struttura oppressiva con estrema attenzione senza riuscire a vedere la struttura nel suo complesso e, di conseguenza, riconoscere che ci si trova di fronte a una gabbia. Tale visione dell'oppressione permette di comprendere la distinzione tra i termini oppressione e prevaricazione. Si parla di prevaricazione quando un individuo o un gruppo controlla e intimidisce gli altri con l'uso della forza. La prevaricazione è deleteria in tutte le sue forme, ma non corrisponde sempre all'oppressione. Prevaricazione significa essere bloccati da un unico filo metallico di una gabbia. Per esempio, quando l'unico ragazzo bianco in una scuola di neri viene deriso e percosso, ci troviamo di fronte a un esempio di prevaricazione, non di oppressione. Alcuni lo chiamano razzismo al contrario, ma l'espressione è fuorviante: fa pensare che il ragazzo stia vivendo la stessa esperienza degli studenti neri che crescono in una società dominata dai bianchi, e non è cosi. L'oppressione non è fatta semplicemente di singoli episodi di prevaricazione, pregiudizio o ignoranza. Oppressione vuol dire privilegiare sistematicamente un gruppo rispetto a un altro. Non è possibile che un gruppo più privilegiato sia oppresso da uno meno privilegiato: il razzismo al contrario è perciò una contraddizione in termini. In un certo senso, anche termini come razzismo e sessismo sono fuorvianti, in quanto non mettono in luce il fatto che in ogni episodio di oppressione esista - oltre a quello preso di mira - un gruppo privilegiato. Usando tali espressioni rischiamo di trascurare il ruolo svolto da noi stessi in questi sistemi di oppressione. Il razzismo può sembrare una semplice questione di pregiudizi e ignoranza, mentre in realtà il problema è molto più profondo: si tratta del posto centrale che occupa nella nostra cultura il fatto di avere la pelle bianca, meglio descritta da una definizione come "supremazia dei bianchi". La moderna supremazia dei bianchi è un antico sistema di sfruttamento e oppressione di continenti, nazioni e gente di colore perpetuato a livello istituzionale. I bianchi impongono la loro tirannia sugli altri allo scopo di difendere e preservare un sistema di ricchezze, potere e privilegi. Attraverso un linguaggio che esprime chiaramente questo sistema di dominio, siamo in grado di identificare chi detiene i privilegi e qual è la reale posta in gioco.

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