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giovedì 29 gennaio 2015

TRASFORMARE IL MONDO

La rivoluzione cessa dall’istante in cui bisogna sacrificarsi per essa. Perdersi e feticizzarla. I momenti rivoluzionari sono le feste in cui la vita individuale celebra la sua unione con la società rigenerata. L’appello al sacrificio vi suona come una campana a morto.
Quando l’insorto comincia a credere di lottare per un bene superiore, il principio autoritario cessa di vacillare. L’umanità non ha mai mancato di ragioni per far rinunciare all’umano. A tal punto che esiste in alcuni un vero riflesso di sottomissione, una paura irragionevole della libertà, un masochismo onnipresente nella vita quotidiana. Con quale amara felicità si abbandona un desiderio, una passione, la parte essenziale di sé. Con quale passività, con quale inerzia si accetta di vivere per qualche cosa, di agire per qualche cosa, dove la parola cosa prevale con il suo peso morto dappertutto. Poiché non è facile essere sé, si abdica allegramente; al primo pretesto che capita, l’amore dei figli, della letteratura, dei carciofi. Il desiderio del rimedio si eclissa dietro la generalità astratta del male.
Trasformare il mondo e reinventare la vita è la parola d’ordine effettiva dei movimenti insurrezionali. La rivendicazione che nessun teorico crea perché è appunto essa a fondare la creazione poetica. La rivoluzione si fa tutti i giorni contro i rivoluzionari specializzati, una rivoluzione senza nome, come tutto ciò che emana dal vissuto, preparando, nella clandestinità quotidiana dei gesti e dei sogni, la sua coerenza esplosiva.
Il rifiuto del sacrificio è il rifiuto della contropartita. Non ce niente nell’universo delle cose monetabili o no che possa servire da equivalente all’essere umano. L’individuo è irriducibile; egli cambia, ma non si scambia. Un semplice colpo d’occhio sui movimenti di riforma sociale basta a convincerne: essi infatti non hanno mai rivendicato se non un risanamento dello scambio e del sacrificio, mettendo il loro punto d’onore a umanizzare l’inumano e a renderlo seducente. Ogni volta che lo schiavo rende sopportabile la sua schiavitù, egli vola in soccorso del suo padrone. Più i rapporti sordidi della reificazione incatenano gli uomini, più si inasprisce la tentazione umanitaria di mutilare egualitariamente.

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