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giovedì 23 ottobre 2014

La guerra contro l’umanità


Il sistema è oggi piú forte di ieri. La ragione ultima di questo rafforzamento si trova, appunto, in quel processo sociale e di piú, antropologico, che possiamo chiamare sussunzione reale (cioè non formale) della vita umana da parte del capitale, processo che progressivamente svuota gli individui e le comunità umane di ogni possibile autonomia, intesa come capacità di determinare le condizioni materiali e immateriali con cui si produce e riproduce la loro esistenza, e determinando cosí una condizione generalizzata di nuova e automatica «servitú volontaria».
Un aspetto specifico di questo processo: quello riconducibile al mutamento profondo, iniziato nell’ultimo quarto del secolo scorso e oggi in pieno svolgimento, delle forme e delle tecniche della «sorveglianza». Con questo termine ci riferiamo a una delle forme attualmente piú insidiose – perché si impone in modo difficilmente percepibile e con il ritmo dell’inevitabilità – dell’apparato tecno-economico-politico di dominio globale, apparato che, per raggiungere la sua potenza attuale, si è servito delle scienze fisico-naturali, piegandole alla sua dinamica (contribuendo cosí alla loro effettiva esautorazione come fonti di creazione sociale) e divenendo, in tal modo, sempre piú capace di regolare non solo tutte le condizioni materiali della nostra vita (spossessando l’esperienza di ogni sapere empirico e pratico; avvilendo il corpo con obesità, malattie cardio-vascolari, tumori; creando un ambiente patogeno permanente, ecc.), ma anche di controllare la nostra ragione (corrompendo sistematicamente l’autonomia delle idee e delle sperimentazioni a vantaggio della pervasiva dinamica economica e della sempre piú capillare regolamentazione statuale), il che ha dato vita alla tecnoscienza e al suo utilizzo, in espansione.
Si tratta in effetti di una vera e propria guerra contro l’umanità, in cui la posta in gioco per il sistema non è piú soltanto quella di mettere in atto un controllo dello spazio pubblico, mirato all’individuazione e alla conseguente punizione di comportamenti devianti, ma anche, ogni giorno di piú, quella di penetrare lo spazio privato attraverso un tracciamento ininterrotto degli atti, dei movimenti, dei desideri di ciascun individuo per prevenire ogni possibile deriva, per fare di ciascun individuo una superficie muta, chiamata incessantemente a sottomettersi a procedure di verifica rispetto a «finalità sociali» preprogrammate. E sono, poi, queste stesse «finalità sociali» preprogrammate a rendere le «innovazioni tecnologiche», che veicolano concretamente tale scenario, sempre e comunque desiderabili, occultandone costantemente l’ambivalenza quali potenziali strumenti di oppressione e controllo globale.

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