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giovedì 25 settembre 2014

RIPRENDIAMOCI LA CITTÀ

Se, il tessuto urbano concentra dinamiche di trasformazione e di conflitto sociale, altrettanto determina tattiche che concretamente oppongono spazialità non più soggette ai criteri del mercato e del consumo. Proprio tali dispositivi di contro-cultura intervengono nel sistema città come luoghi non certo utopici, bensì come zone effettive e compiute di contro-dominio che sfuggono, seppure per un tempo limitato, alle regole del controllo biopolitico. Sono frammenti occupati che non possono essere interpretati dunque come spazi etero topici, secondo il concetto foucaultiano, perché s’inseriscono come luoghi radicali per culture e interazioni attive capaci di formulare un produttivo e processuale diritto alla vita urbana. Per quanto episodici o addirittura temporanei, questi posti occupati ribaltano il valore mercificato dello spazio metropolitano attuale, in valore d’uso congruente con un vivere ed un abitare autonomo lontano dagli ordinamenti neoliberisti. Costruiscono piuttosto nuove modalità di scambio culturale e di interrelazione sociale, stabilendosi, malgrado la loro disseminazione rizomatica, come organismi propulsivi di contro-cultura o più precisamente come bacini produttivi che compongono e diffondono non semplicemente modalità diverse del vivere, ma contingenti stili di vita radicati entro i tessuti della città globalizzata.
La capacità di interferire nel programma o nell’ordinamento del territorio neoliberale esprime una rivendicazione alla vita urbana in grado altresì di opporre percorsi di cultura e comunicazione non assoggettati a criteri economici dettati dal mercato. Non più quindi la riduzione e semplici esperienze contingenti e locali, piuttosto l’assimilazione, tramite tali pratiche di appropriazione e partecipazione, che il diritto alla città prerogativa assoluta per collettività e culture spontanee, libertarie, autonome, ed universalmente urbane.   


OCTOPUS di Syd Barrett

Viaggia, oh issa, su e giù, avanti e indietro
Non sei di parola
Viaggia, viaggia fino a sognare un drago
Nascondi le tue ali in una torre spettrale
Le vele schiamazzano ad ogni piatto che spacchiamo
Incrinato da aghi sparsi
Il piccolo gong dei minuti
Tossisce e si schiarisce la gola
Signora vedrà proprio qui davanti a lei
Ehi, mai stare immobile
L’antica grandiosa originale e amata
Banda delle Locuste Arboricole verdi
E il motivo che suonano è “Confidate in noi”
Cosi viaggia oh issa, su e giù, avanti e indietro
Non sei di parola
Per favore lasciaci qui
Chiudete i nostri occhi alla cavalcata della piovra!
Non è bello essere persi nel bosco
Non è male, è così quieto qui nel bosco
Per me significava anche meno del previsto
Con un aratro di miele di gialli semi spinosi
Trifoglio miele erba e mistico cibo lucente
Bene, la testamatta rise all’uomo sul confine
Ehi oh, offendi il Talbot
“Imbroglione” gridò lamentoso il canguro
E’ vero nei loro alberi si lamentavano
Per favore lasciaci qui
Chiudete i nostri occhi alla cavalcata della piovra!
La testamatta urlò all’uomo nel confine
Ehi oh, offendi il Talbot
I venti soffiavano e la partenza fù agitata
Loro non mi metteranno mai nel sacco
I mari raggiungibili e sempre attraversati
Cosi in alto vai, cosi lento camminerai
Il vento soffia in un caldo tropicale
I fannulloni che ammassano su sedili muscosi
La porta cigolante cigolerà per sempre
Due su, due giù, e non c’incontreremo mai
Cosi felicemente viaggio rinunciando alla mia parte
Per favore lasciaci qui
Chiudi nostri occhi alla cavalcata dell’octopus!

la compassione, il pensiero critico, e la razionalità

"L'amore è vita, richiede generosità, gratuità, libera creatività. Al di fuori di un tale progetto di emancipazione, restano solo esorcismi per credenti bigotti, barzellette sporche per schiavi repressi."
 
I concetti di liberazione animale e di rivoluzione sociale rapprentano una strutturazione compatta progettata per aiutare noi che intraprendiamo il tentativo di riconoscere ciò che la compassione, il pensiero critico, e la razionalità giocano (o dovrebbero giocare) nella nostra simultanea decostruzione e trasformazione della società.
Inflessibile nella sua ricerca di impostare le proverbiali ruote di questa trasformazione in movimento, tali concetti ci spingono ad affrontare le ideologie oppressive che dimorano dentro di noi e a scoprire i loro collegamenti con l'ingiustizia che pervade ogni ambito della nostra esistenza.
È nostra convinzione che ad ognuno di noi sono stati dati gli strumenti per trarre queste conclusioni necessarie. Non fa differenza se sei un anarchico che si avvicina al veganismo, un vegano che si avvicina all'anarchismo, o nessuno dei due. Tutto ciò che serve è la volontà di rimboccarsi le maniche, affinare gli strumenti e iniziare, in uno sforzo comune, a sfidare la visione miope dell'umanità su ciò che costituisce una società giusta.

giovedì 18 settembre 2014

I veri padroni del mondo


I veri padroni del mondo non sono più i governi, ma i dirigenti di gruppi multinazionali finanziari o industriali, e di istituzioni internazionali opache (Fmi, Banca Mondiale, Ocse, Wto, banche centrali). Il potere di queste organizzazioni viene esercitato su una dimensione planetaria, il peso delle multinazionali nei flussi finanziari ha da tempo superato quello degli Stati, sono organizzazioni assai  più ricche degli Stati stessi, e allo stesso tempo fonte finanziaria degli stessi partiti politici di ogni tendenza che compongono  le organizzazioni politiche e i governi di tutti gli stati. Organizzazioni al di sopra delle leggi e della politica, al di sopra della "democrazia" di ogni forma di proclamata "democrazia".
D'altra parte la democrazia da tempo ha cessato di essere una realtà, la democrazia è una finzione una presa in giro. una farsa che sta trasformando tutt 'l'esistente in tragedia.
I responsabili delle organizzazioni non sono eletti, e le popolazioni "il pubblico" non viene informato sulle loro decisioni. Il margine d’azione dei singoli stati è del tutto condizionato da accordi economici internazionali per i quali i cittadini non sono stati né informati nè tantomeno considerati: semplice carne da macello. Tutti questi trattati  (Gatt, Omc, Ami, Ntm, Nafta) hanno un unico scopo: trasferire il potere degli Stati verso queste organizzazioni tramite un processo chiamato “mondializzazione”.
Una sospensione proclamata dei sistemi democratici avrebbe senz’altro provocato una resistenza, una reazione. Ecco perché vengono mantenute queste rappresentazioni di facciata. I cittadini continuano a votare, ma il loro voto è privo di senso, di importanza, non determina alcun che, non c’è più nulla da decidere, è all'evidenza di tutti che i programmi politici della  “destra” e della “sinistra” si assomigliano sempre di più, si sovrappongono, sono indistinguibili in tutti i paesi occidentali.
Il piatto che ci è servito è una  “nuova schiavitù”, il contorno può essere o piccante di destra, o agro-dolce di sinistra come la rappresentazione/farsa del momento propone.

La distruzione dell’ordine presente delle cose

Intendiamo per autonomia proletaria contemporaneamente la realtà pratica, quotidiana di lotta anticapitalistica e antistatale della rivolta e della lotta di classe… la rottura di ogni legame col diritto e la morale borghesi. Autonomia proletaria non vuol dire nuovo gruppo rivoluzionario ma è… la distruzione dell’ordine delle cose. Essa si esprime nelle lotte di fabbrica per il salario contro la cogestione sindacale dello sfruttamento e della repressione capitalistica; si esprime nella lotta di liberazione delle masse femminili contro la violenza interna a questo sistema; nella lotta degli emarginati, delle minoranze contro la ghettizzazione… Rivendica e considera interni alla classe, espressione di bisogno del comunismo, gli atti di rivolta individuale, la ribellione contro il padrone, il prete, il sindacalista corrotto, il padre oppressivo, il preside autoritario o paternalista, il professore imbecille, come coscienza e rottura di un ordine e regole… 
Combattere contro la rassegnazione, l’indifferenza, il provincialismo culturale e morale, la subordinazione per destino prescritto, il perbenismo da salottino moderno, i miti televisivi, l’importazione di modelli estranei con vetrine di lusso, il folklore per i turisti, il patriarcalismo nelle famiglie, la tremenda oppressione femminile, la disgregazione e la disperazione giovanili, lottare e organizzarsi ogni giorno e ovunque. Lottiamo contro le falsità democratiche dei burocrati in poltrona girevole, contro la pazienza che ci insegnano sindaci, preti, professori e sindacalisti per nascondere le loro sporcizie e le villette in campagna o al mare, contro la mafia e il suo terrorismo, la sua omertà, i suoi guadagni,
Autonomia è dunque realtà, lotte, esigenze, programma. A noi sta convogliare e organizzare i mille momenti di lotta in un unico potente cuneo che separi in due quest’unico mondo e sotterri la borghesia.

(Tratto da: mo’ basta! aizamm’a capa, giornale dell’autonomia proletaria calabrese, ottobre 1976)

Decadenza della terra e del corpo

Mentre i signori si inventano un’ascendenza celeste per razziare la terra in nome degli dei, il corpo si rattrappisce insieme alla comunità sulla quale si richiudono i muri e  confini della proprietà.
Con quale decadenza hanno osato colpire quel corpo senza il quale l’uomo non esiste, luogo di tutte le sensazioni, di tutte le conoscenze, di tutti i diletti e di tutte le pene; questo centro luminoso delle realtà tangibili, crogiuolo in cui l’alchimia di tre regni trasmuta la sensibilità del cristallo, del vegetale e dell’animale nella facoltà umana di compiere la grande opera della natura!
L’hanno ridotto a due principi funzionali, a due organi ipertrofici, una testa che comanda, una mano che obbedisce. Il resto ha il valore calcolato delle frattaglie sul bancone di un macellaio: il cuore, riservato non alla funzionalità dell’amore, ma al coraggio delle armi e dell’utensile; lo stomaco, destinato a sostenere lo sforzo fisico e che i piaceri della tavola rischierebbero di confondere fastidiosamente; l’apparato genitale e urinario, destinato alla riproduzione ed all’evacuazione, il cui uso voluttuoso è causa di peccato, di sofferenza e di malattie.
Che qualità possono avere i godimenti quando, una volta che i meccanismi del corpo al lavoro hanno espletato le proprie funzioni, la felicità differita dagli affari ha finalmente l’opportunità di essere soddisfatta?

giovedì 11 settembre 2014

Veganismo e Anarchia

Comprendere noi stessi e il nostro rapporto con il mondo che ci circonda non è che il primo passo verso la rivoluzione. Dobbiamo quindi applicare la nostra comprensione ad un programma concreto di azione.
Quando parliamo di azione, non ci si riferisce solo ad eventi specifici in una qualche struttura di oppressione. L'azione non è così limitata. L'azione Si può trovare nella nostra vita quotidiana, nella nostra routine. Quando affermiamo le nostre convinzioni parlando in una conversazione, sul lavoro, a tavola, stiamo agendo. In effetti, che ce ne accorgiamo o meno tutto ciò che facciamo è un'azione o una serie di azioni. Riconoscere questo ci permette di trasformare le nostre vite di tutti i giorni da represse e alienate a liberatorie e rivoluzionarie.
Il ruolo del rivoluzionario è semplice: rendere la tua vita un modello in miniatura della società alternativa e rivoluzionaria che hai in mente. Tu sei un microcosmo del mondo intorno a te, ed anche le più elementari tra le tue azioni incidono sul contesto sociale di cui sei parte. Rendi questi effetti positivi e radicali per natura.
La rivoluzione è smantellare il presente e a costruire il futuro.
Come abbattiamo le mura dell'oppressione, dobbiamo anche creare nuove forme di relazioni sociali ed ambientali, agevolati da fresche, nuove istituzioni.
Per esempio,l'allocazione delle risorse sono ora imposte da forze di mercato irrazionali, in futuro ci dovrà essere un sistema razionale per l'acquisizione e la distribuzione di beni materiali e servizi, con particolare attenzione all'equità, alla diversità, alla solidarietà, alla gratuità, all'autonomia.
Come visionario, il vegan vede un mondo privo di sfruttamento animale. Inoltre, vede un rapporto veramente pacifico e sano tra la società umana e il suo ambiente naturale. Il movimento dell'ecologia profonda ci ha dimostrato che la natura non-animale ha un valore che non può essere quantificato in termini economici, così come i vegani hanno dimostrato il valore degli animali non umani, un patrimonio che non può essere calcolato dagli economisti, ma misurato solo dalla compassione umana, la stessa compassione di quella provata dai vegani e dagli ambientalisti radicali verso il mondo non umano.
Una sola olistica teoria,visione, strategia e pratica. Solo una prospettiva ed uno stile di vita basato sulla vera compassione può di distruggere le strutture oppressive della società  attuale e cominciare a creare relazioni gradevoli e  giuste. Questa, è l'essenza dell'anarchia..

LA FABBRICA di Gerrit Engelke

Fosca, vasta, spoglia e angolosa
nel misero sobborgo sorge la fabbrica.
Brutale, stridula si gonfia e palpita
dai suoi cancelli musica di macchine

Camini e tubi, camini e camini,
rovente e turrito pietrame
vomita fumosa e densa nuvolaglia
su grigi e rigidi caseggiati e sul fango.

Migliaia di uomini, turno per turno,
l’inferno assorbe nel chiassoso lavoro
tutti costringe a disciplina dura,
ora per ora.

Fino a che stride rauco il fischio:
sgorgano allora dall’aperto cancello
ragazze, donne, uomini e uomini- 
pallida gente - stanca – stremata.

Dorme il sobborgo: ardenti e stridule
urlano luci da cento finestre!
Energia in sussurro, stridore di ruote
e fumo lacerano ottusi la notte.

Giorno e notte: rumori e vapori,
sempre lavoro, sempre la lotta:
la casa – Moloch spietata risucchia
acciaio e uomini sopra uomini.

Perché ho rapinato di Octave Garnier (Banda Bonnot)

Perché ho rapinato.
Perché ho ucciso.
Ogni essere che viene al mondo ha diritto alla vita, questo è indiscutibile perché è una legge di natura. Perciò mi chiedo perché su questa terra c’è gente che intende avere tutti i diritti. Pretendono di aver denaro, ma se gli si chiede dove l’hanno preso questo denaro che cosa risponderanno? A coloro che mi diranno che hanno denaro e perciò io debbo obbedire loro, io dirò: “quando mi potete dimostrare che una parte del tutto rappresenta il tutto, quando sarà una terra diversa da quella sulla quale voi siete nati come me e un sole diverso da quello che vi illumina che ha fatto germogliare gli alberi e maturare i frutti, quando mi avrete dimostrato questo, io vi riconoscerò il diritto di impedirmi di viverne, poiché donde esce il denaro: dalla terra, e il denaro è una parte questa terra trasformata in un metallo che è stato chiamato denaro e una parte degli uomini ha preso il monopolio di questo denaro ed ha obbligato, con la forza, servendosi di questo denaro, il resto degli uomini ad obbedirgli. Per questo hanno inventato ogni sorta di sistema di tortura come le prigioni ecc.”.
Perché questa minoranza che possiede è più forte della maggioranza che è stata spossessata? Perché questa maggioranza del popolo è ignorante e senza energia; sopporta tutti i capricci dei possidenti abbassando le spalle. È gente troppo vile per rivoltarsi e, ben peggio, se tra loro ce ne sono che escono dal gregge, si sforzano di ostacolarli. È per tutto questo che mi sono rivoltato, è stato perché non volevo vivere la vita della società attuale e non volevo aspettare di essere morto per vivere che mi sono difeso contro gli oppressori con ogni sorta di mezzi a mia disposizione.

(Tratto da Mémoires de Callemin dit Raymond la Science, 1911)

giovedì 4 settembre 2014

La pigrizia è godimento


C'è sicuramente un certo piacere nel non esserci per nessuno, nel volersi di un'assoluta nullità lucrativa, nel testimoniare tranquillamente della propria inutilità sociale in un mondo dove un identico risultato è ottenuto attraverso un'attività nella maggior parte dei casi frenetica. Il lavoro ha snaturato la pigrizia, ne ha fatto la sua puttana nello stesso momento in cui il potere patriarcale vedeva nella donna il riposo del guerriero. La pigrizia è godimento di sè oppure non esiste. Non abbiate nessuna speranza che vi sia accordata dai vostri signori o dai loro dei. Ci si arriva come il bambino per una naturale inclinazione a cercare il piacere ed a mettere da parte ciò che lo contraria. Nessuno può assicurare la propria felicità (e con più facilità la propria sventura) se non egli stesso. Vale per i desideri ciò che vale per la materia prima da cui l'alchimista cerca di ricavare la pietra filosofale. Costituiscono un loro proprio fondo e non se ne può estrarre che ciò che vi si trova.

AMERICA 1929 STERMINATELI SENZA PIETA' di Martin Scorsese

America, Grande Depressione. Bertha Thompson è una ragazza con un dramma alle spalle, ha visto morire il padre aviatore per mano del suo padrone schiavista. Salita su un treno merci, incontra ‘Big’ Bill Shelly, un sindacalista sovversivo che tenta disperatamente di far valere i suoi diritti e quelli dei suoi compagni. I due s’innamorano, ma, dopo una notte di passione, l’uomo abbandona la ragazza. Giunta in una cittadina, la donna conosce Rake Brown, un uomo che si procura da vivere imbrogliando i suoi avversari al gioco delle carte. Con il suo aiuto, Bertha riesce ad organizzare un piano per liberare ‘Big’ Bill Shelly, nel frattempo messo in carcere. Ci riesce, ma presi dall’euforia della libertà i quattro (a loro si aggiunge un nero, anch’esso dotato di una sana dose di rivalsa) cominciano a delinquere, rapinando banche e case di ricchi signori. Scopo della banda è quello di sabotare la ferrovia del Sig. Sartoris, un avido e malvagio ferroviere. L’operazione, se solo portata a buon fine, farebbe uscire i malviventi dalla crisi della Grande Depressione e apporterebbe un po’ di pace nelle loro vite. Infatti, il sogno di Bill però non è ancora realizzato, egli vorrebbe difatti distruggere la ferrovia, e decide così di rapire il proprietario e chiedere un ricco riscatto. Purtroppo cadono in una trappola nella quale Rake è ucciso. Berta riesce a fuggire ed arriva a Washington dove per sopravvivere è costretta a prostituirsi. Una sera riconosce la musica del ragazzo di colore e da lui si fa portare dove Bill si nasconde dopo essere evaso. Qui però sono raggiunti dagli esecutori che dopo averli massacrati di botte crocifiggono Bill alla parete di un vagone. Il ragazzo di colore vendica Bill uccidendo gli uomini del proprietario della ferrovia a colpi di fucile. Il treno riparte con il corpo di Bill ancora appeso e Berta che lo insegue.
Nel corso del suo viaggio la protagonista si associa ad altri “marginali”, espulsi o marginalizzati da una società che appare classista e psicotica. I compagni di viaggio di Bertha sono dei simboli del lungo apartheid americano. Un nero, che suona continuamente l’armonica, un ebreo newyorkese, baro dalle pessime carte e dalle fortune ancora peggiori, isolato sia perché ebreo sia perché newyorkese nel profondo Sud, e un sindacalista socialista, Big Billy Shelley  che sperimenta il furore ideologico di un’America ricca e abituata a un atteggiamento psicotico verso le rivendicazioni meno accondiscendenti delle classi lavoratrici.
Da una parte, con Bertha e i suoi compagni, l’America che Scorsese prende ad esempio, caricando indubbiamente di valore positivo una figura classicamente negativa come quella degli “assaltatori” di treni, è quella libertaria e radicalmente antiborghese degli hobos, personaggi a metà tra gli homeless e i moderni hippies. Nomadi, sessualmente liberi, ostili al lavoro coatto ma non per questo disimpegnati, questi hobos rappresentano la nemesi del conformismo borghese con cui vengono, quasi per necessità, a scontrarsi. Dall’altra parte si pone l’America del potere centralizzato e oligarchico, l’America delle corporations in fase di avanzamento e dei padroni, che è inorridita da questa manifestazione di libertà e “disfattismo” al punto da perseguitarla come un impero farebbe con i discepoli di una religione nemica. 
Liberamente tratto dall’autobiografia di Boxcar Bertha Thompson, America 1929 (sterminateli senza pietà) è il secondo film di Martin Scorsese la storia narrata è quella, di Bertha Thompson, che, dopo aver perso il padre a causa di un incidente sul lavoro, intraprende un viaggio lungo le strade, ferrate e non, degli Stati Uniti utilizzando quei Boxcar delle ferrovie – i vagoni merci aperti – da cui prenderà il suo soprannome. 
L’opera richiama sullo sfondo quella crisi che sconvolse gli equilibri  di allora: l’America, infatti, si popolò di vagabondi che cercavano un lavoro occasionale per sfamare loro stessi e la propria famiglia, ma si popolò pure di disperati pronti a tutto, di sindacalisti arrabbiati, di avventurieri per cui ogni espediente era buono per sopravvivere. Aumentò di conseguenza la criminalità e anche la violenza. Si accentua ovviamente e a volte si radicalizza lo scontro sociale facendo emergere non tanto un odio classista ma un odio razzista. Non a caso i protagonisti sono: una donna, cioè una puttana, un ebreo, uno “sporco negro” e un comunista.
Una violenza individualista, che vuole con forza e rabbia sganciarsi dalle istituzioni, dall’autorità politica, da un mondo culturale e sociale ritenuto ormai corrotto, ipocrita e superato.


I tempi non sono maturi!

I tempi non sono maturi! Ecco come s’insulta all’umanità, al diritto, alla giustizia. Ecco la più insulsa delle offese, e la più cretina delle risposte.
Chi farà maturi i tempi? E chi ne avvertirà del momento quando lo saranno? E che farete voi anche allora, perché non lo fate adesso? Voi direte allora: “I tempi non sono maturi”. Perché voi non volete il progresso, perché voi non volete la libertà, perché voi non volete la giustizia.
I tempi sono sempre maturi, per togliere l’ingiustizia, quando l’ingiustizia esiste. Attendete che l’uomo si sia rimesso in piedi per rialzarlo? Allora sarà venuto il momento di dargli aiuto? O quando giace? O quando l’aggressore gli sta sopra? O quando vi chiede soccorso?
I tempi sono maturi, quando domina l’ingiustizia, quando trionfa il male, quando la misura e colma, quando la voce dell’umanità oltraggiata si alza terribile, e fa agghiacciare il sangue dei traditori, dei parassiti.
I tempi sono maturi, perché si sente nell’aria un rombo che è come la voce di mille e mille grida di dolore e di rabbia, perché l’eco se ne ripercuote fragorosa dalle catene dei monti d’Irlanda a quelle della Sicilia; perché un grande pensiero avvicina gli operai di tutto il mondo; perché tutti gli schiavi si fanno della partita.
Sì, il polline è maturo e sta per cadere, perché l’ovario si distende trepidante, invocando il bacio fecondatore. Prepariamo il terreno che si vuol coltivare.
Bisogna ricuperare la massima parte dell’umanità, che langue senza pensiero, senza dignità, senza vita.
E non sono maturi i tempi per farlo?
I tempi sono maturi!
Proviamo a scuotere tutti insieme basti e catene!
Si udirebbe un gran fracasso!
Il fracasso divertirà … e si vedranno allibire quelli che ce lo vogliono tenere il basto, quelli che dicono i tempi non sono maturi.

(Da Carlo Cafiero, La Plebe, Milano, 26-27 novembre 1875)