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giovedì 3 aprile 2014

TETSUO di Shinya Tsukamoto

"Trasformiamo il mondo in una massa d'acciaio. Facciamolo arrugginire, così che si sbricioli nel cosmo".

Un auto-feticista estremo (interpretato dallo stesso regista) è solito innestare componenti metallici vari nel proprio corpo. Quando l'ennesima cruenta applicazione causa una reazione di rigetto, spaventato scappa per la città, finendo investito da un automobilista di passaggio assieme alla fidanzata. Ritenendo morto l'investito, i due decidono di gettarlo nel bosco senza avvertire le forze dell'ordine. Poi però la coppia si rende conto che il ragazzo è ancora vivo e li ha ben visti in faccia, i due temono che il fantasma del mal capitato possa tormentarli dopo la morte; così decidono di fingersi una coppia che amoreggia nel bosco nel tentativo di confondere i ricordi del ragazzo agonizzante. Il film non chiarisce se il feticista sopravviva, se si tratti di un'oscura maledizione o se sia l'investitore ad impazzire, ma da quel momento l'uomo inizierà una graduale trasformazione in uomo-macchina. Tutto ha inizio quando, radendosi scopre di avere un piccolo condensatore al posto di un pelo di barba. In seguito, in una delle scene che hanno reso celebre la pellicola, l'uomo subisce la metamorfosi del pene in una fresa gigante, con cui penetra a morte la fidanzata. L'uomo si scontra infine con il feticista che credeva morto, tra le rovine post-industriali che diventeranno parte di entrambi i corpi durante lo scontro. I due finiscono per fondersi in un'unica enorme creatura biomeccanica, pronta a seminare morte e distruzione nel mondo.
Ogni elemento nel film riflette distinte condizioni sociali: la disumanizzazione è rappresentata dall'inorganicità dei componenti metallici, le esplicite allusioni sessuali, sempre presenti nella produzione giapponese, sono uno sfogo isterico alla grigia e degradata società industriale e al suo tessuto urbano in rapida decomposizione.
Lo scorrimento veloce delle immagini, animato dalla fuoriuscita di tubo-razzi dai piedi del protagonista, è una metafora di come l'individuo cerchi di fuggire dal mondo che si è costruito, sempre più simile ad una severa condanna.
La ricerca della salvezza al di fuori del mondo ordinario viene inconsciamente imposta da un destino più forte di ogni difesa e il suo fallimento si riassume nella delirante conclusione, dove la fusione fra vittima e carnefice in un unico corpo corazzato da inizio alla distruzione del mondo che forse non merita altro.
Cresciuto in un periodo in cui il Giappone sembrava proiettato a tutta velocità verso un futuro quasi fantascientifico, Tsukamoto ha trasfuso nei suoi film l’angoscia ed il senso di soffocamento provato da molti suoi compatrioti costretti a vivere in una sorta di distopia imperniata sul lavoro, sul progresso forzato e sul primeggiare ad ogni costo.
Tetsuo è fantascienza, horror e surrealismo, è un pugno nello stomaco a livello logico e visivo che fonde tecniche da videoclip e fumetto ad un'atmosfera cyberpunk.
La carne diventa campo di battaglia che si gioca fra sessualità (istinto) e tecnologia (scienza): se si riesce a raggiungere una sintesi è solo tramite la creazione di un essere mostruoso che fa trasparire chiaramente la sua sofferenza. Pistoni, olio, trivelle falliche, sangue che in bianco e nero pare petrolio: è la fantasia repressa che erutta dall'inconscio per concretizzarsi in una realtà iper-tecnologica, tale qual è soprattutto quella nipponica.
Tsukamoto, insomma, realizza un vero e proprio assalto alle convenzioni in un periodo storico, gli anni '80, in cui non si aveva la percezione di aver detto tutto, un decennio "repubblicano" dominato da un arrogante ottimismo rispetto al futuro. Il futuro di Tetsuo, invece, è qualcosa che ha a che fare con la corrente cyberpunk, con la tradizione manga, con il videoclip e con un uomo in profonda distonia con la sua medesima natura e anche con le macchine che non sono utilizzate dall'essere umano ma anzi lo utilizzano, lo invadono come un virus.
Tetsuo, però non si limita ad esplorare la fantascienza ed il genere cyberpunk; l'opera infatti può essere vista come un’originale riflessione sull’uso sempre maggiore della tecnologia nell’età moderna e sul suo diffondersi sempre di più e ovunque, con tanto di effetto disumanizzante per coloro che se ne appropriano e ne fanno largo uso. 
Dietro le deliranti e velocissime inquadrature di Tsukamoto si cela il male, un male che si fa strada dentro di noi prendendo possesso del nostro corpo, mutandolo, in questo caso trasformandolo in un'entità biomeccanica, e nella realtà uccidendo l'uomo. 




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