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giovedì 24 aprile 2014

La notizia e l'effetto scomparsa

Non esiste una definizione di cosa sia la storia - forse per il fatto che la storia non è poi così vecchia da poterne possedere una - e bisogna rendersi conto che le sue basi teoriche contano solo pochi secoli di vita. Forse questi postulati - per quanto recenti - hanno smesso di esistere, e da questo momento in poi è stato messo in atto qualcosa d' altro, vale a dire una perdita di polarità del tempo, una forma di accelerazione. Esistono troppi eventi, ma la storia non è definita dagli eventi e ora, con la comunicazione e i media, l'evento stesso è ulteriormente moltiplicato, è centrifugato e progettato in diffusione mondiale, è ripercosso e volatilizzato immediatamente. L' evento perde così il suo proprio senso tramite la sua stessa diffusione: è l' effetto mediatico, questo, un effetto di scomparsa. La notizia, contrariamente a ciò che si crede, è una sorta di buco nero, una forma di assorbimento dell' evento, di diffusione e di trasmissione: è l' evento ad alta diluizione che perde la sua concentrazione e dunque il suo stesso senso. Tutti siamo infatti informati sugli eventi che accadono, tutti abbiamo saputo e sappiamo, siamo anzi super-informati, ma in effetti non ne abbiamo saputo né ne sappiamo oggettivamente niente, perché la vera esperienza di un evento, o il vero senso che se ne può trarre, sfugge a chiunque, in definitiva, perché si diluisce in una sorta di notizia generalizzata. è una delle forme caotiche del nostro universo: c' è un certo tipo di accelerazione e la storia muore per questa stessa accelerazione, per la centrifugazione degli eventi. Muore anche per rallentamento, ma in questo caso è più complicato perché in base a quanto e a come questa notizia cade nella massa, diventa massa anch' essa: tutti i messaggi che riceviamo fanno massa, nel senso che diventano una sorta di scarti inerti che non arriviamo più a trattare o a riciclare. Abbiamo cioè l' impressione che la notizia sia fluida, che passi in rete, che circoli, perché questa è la sua definizione, ma in realtà la notizia precipita, e là dove essa cade essa resta perché non è più trasfigurata, metabolizzata: si parla sempre di scarti industriali o materiali, ma c' è pure e soprattutto un enorme scarto informativo e comunicativo che costituisce una massa inerte, una forza inerziale che pesa sull' evento stesso. Che sia per accelerazione o per inerzia, quindi, la storia fa molta fatica a raggiungere il senso della propria esistenza: essa può esistere solo se ci sono al contempo un' energia e una volontà storica, una possibilità di rappresentazione della storia, ed è questo che ci sfugge oggi. Gli elementi che formano la storia - ivi compreso il racconto che se ne può fare, perché non c' è storia senza racconto, senza possibilità di narrarla - ci sfuggono perché la notizia si impossessa troppo rapidamente di ciò che accade e passa sempre di più per il tramite dell' immagine, nemmeno più per quello del testo o delle memorie scritte: è troppo fugace, troppo volatile, e ciò la diluisce in uno spazio che non è più il nostro. Ci sono sicuramente sempre più eventi, oggi, ma non bastano gli eventi per fare la storia; c' è sempre più violenza, ma non è più la violenza storica che analizzava Marx. E' da qui che proviene l' impulso collettivo di volgersi all' indietro per ritrovare il momento della storia vera e identificabile, se così posso dire, il momento in cui c' erano dei veri eventi, in cui c'erano rivoluzioni, contraddizioni, vale a dire delle cose -in definitiva- che costituivano una posta in gioco reale, mentre adesso accadono tantissime cose ma la posta in gioco è come scomparsa dall' orizzonte della storia.
(Jean Baudrillard)  

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