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giovedì 24 aprile 2014

I Fatti di Sarzana per un 25 aprile diverso

I fatti di Sarzana rappresentarono uno dei pochi episodi di resistenza armata all'ascesa del fascismo in Italia.
Il capo riconosciuto delle squadracce fasciste nello spezzino era Renato Ricci, ex-legionario e futuro onorevole: fra le altre imprese, fu lui a guidare personalmente una spedizione punitiva contro i centri di Pontremoli e di Sarzana (12 giugno 1921). La reazione popolare antifascista fu allora così decisa che gli squadristi furono costretti a ripiegare, e le autorità non poterono fare a meno di arrestare il Ricci e di rinchiuderlo nelle carceri di Sarzana.
Privati momentaneamente del loro capetto locale, i fascisti decisero di liberarlo, e soprattutto di dare una storica lezione alla popolazione di Sarzana, scelta come simbolo della lotta dei “sovversivi” contro la reazione padronale e fascista. Il mattino del 21 giugno 1921, gli squadristi guidati da Amerigo Dumini (uno dei più noti criminali fascisti, futuro correo nell'assassinio del deputato socialista Matteotti), calarono da molte province della Toscana nelle zone circostanti Sarzana, preparandosi ad attaccarla in forze. Prima di entrare in Sarzana, furono informati che nel paese di Arcola (La Spezia) un loro camerata, tal Procuranti, era stato ucciso, subito iniziarono la spedizione punitiva, compiendo violenze ed uccidendo un contadino a Santo Stefano Magra (La Spezia). Giunti a Sarzana, i fascisti si concentrarono alla stazione ferroviaria per inquadrarsi bene e per sferrare l'attacco; fu allora che accolsero sparando 7 carabinieri e 4 soldati, che, comandati dal capitano Jurgens si erano schierati per fermare la spedizione fascista.
Dopo il breve scontro a fuoco con le forze dell'ordine, i fascisti si trovarono a dover affrontare l'assalto armato da parte degli Arditi del Popolo che, organizzati dall'anarchico Ugo Boccardi detto “Ramella”, dettero per primi il benvenuto ai fascisti. Ma non furono i soli, poiché sopraggiunsero presto gli arsenalotti, cioè quei lavoratori che ogni mattina prendevano il treno da Sarzana a La Spezia per recarsi a lavorare all'arsenale spezzino. Quel treno quotidiano, infatti, quella mattina non era partito, nell'attesa del previsto attacco squadrista; l'intera popolazione partecipò alla sollevazione contro le camicie nere, che ebbero dei morti e furono costrette a cercar scampo nelle campagne circostanti. Ma anche qui non trovarono sorte migliore, anzi i contadini (anch'essi perlopiù anarchici, e comunque decisamente antifascisti), collaborarono con gli Arditi del Popolo alla cattura degli aggressori, molti dei quali furono uccisi. Si parlò allora di circa venti fascisti uccisi, e così afferma anche la storiografia ufficiale, ma da testimonianze pervenute da compagni che erano presenti ai fatti risulta che furono molti
di più. Ad ogni modo resta la realtà della grande vittoria popolare di Sarzana, che, con la collaborazione degli Arditi del Popolo prontamente giunti dai centri circostanti, segnò un duro colpo alla violenta protervia fascista. 
Pochi giorni dopo, però, firmando il Patto di Conciliazione con i fascisti su scala nazionale, i socialisti contribuiranno a disarmare il popolo, lasciandolo inerme vittima dello squadrismo fascista. La stessa responsabilità toccherà ai comunisti, da pochi mesi costituitisi in partito, che preferiranno ritirare i propri militanti dagli Arditi del Popolo pur di non collaborare con gli anarchici.

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