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giovedì 12 dicembre 2013

IL GIUDICE DISTRETTUALE di Edgar Lee Masters

Notate, viandanti, le profonde erosioni
che il vento e la pioggia mi hanno impresso sulla lapide –
come se una Nemesi o un odio intangibili
mi segnassero contro dei punti,
per distruggere, non per salvare, la mia memoria.
Ero in vita il Giudice distrettuale, uno che incideva tacche,
decidendo i casi sui punti che gli avvocati segnavano,
e non sulla giustizia del fatto.
O vento, o pioggia, lasciate in pace la mia lapide!
Perché peggio dell’ira di chi ha subito il torto,
peggio delle maledizioni dei poveri,
fu il giacermene senza parola, e vedere ben chiaro
che anche Hod Putt l’assassino,
impiccato per mia sentenza,
era, in confronto a me, un innocente. 

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