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giovedì 25 aprile 2013

Teresa la camiciaia

Teresa, una data: 15 aprile 1919.
Teresa, una della nostra classe: operaia della roccaforte proletaria della Bovisa. Di lei, per oltre novant’anni, non ha parlato più nessuno. Dimenticata sino ai giorni nostri.
Teresa, una militante: affronta in piazza lo squadrismo fascista.
Teresa, fiore rosso reciso: prima vittima di sempre del fascismo.
Teresa, operaia cucitrice: è già schedata dalla polizia quando, in quel 15 aprile, va nella piazza occupata da fascisti e futuristi.
Milano, 15 aprile 1919. Socialisti e Camera del Lavoro proclamano uno sciopero generale con comizio all’Arena in protesta contro la repressione poliziesca avvenuta due giorni prima. Alle ore 16 circa, dopo che il comizio socialista si era sciolto, una parte della folla che ostentava bandiere rosse e nere si mise in marcia verso il centro della città. È chiaro che gli spartachisti e gli anarchici si erano messi d’accordo per organizzare una dimostrazione senza il concorso dei socialisti di destra e dei massimalisti. Tra via Mercanti e via Dante l’agguato. Trecento, forse quattrocento (nove su dieci sono
arditi – ufficiali studenti del Politecnico ed aderenti alle
associazioni tricolori, guidati dal federale Vecchi – uno su dieci è futurista, li guida Marinetti) provenienti dalla redazione de «Il Popolo d’Italia» di via Paolo da Cannobio armati di mazze ferrate, pugnali, pistole, bombe a mano, confluiscono verso il centro cercando ed ottenendo lo scontro coi manifestanti, mentre carabinieri e militari lasciano fare.
Galli Teresa di Alessandro, nata nel 1899, professione operaia cucitrice in bianco alla ditta Gioia di via Lepontina, residente a Milano in via Riparto Bovisa 83. Quel giorno è nel corteo di spartachisti e anarchici. I fascisti sparano. Un proiettile le attraversa la nuca, Teresa cade, è la prima vittima della bestiale violenza fascista. Colpendo un’operaia, una donna, la reazione in camicia nera mostra da subito quelli che saranno i suoi connotati: antiproletari, controrivoluzionari, sessisti. Le bestie fasciste, non contente, si dirigono alla sede de «L’Avanti» in via San Damiano devastando, incendiando ed uccidendo. Alla fine della giornata si conteranno quattro vittime.


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