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giovedì 4 aprile 2013

La vita si perde se non la si crea


Lo sfaldamento sociale ha fatto degli individui la base di partenza contro di esso. Non resta loro che soccombere alla riduzione mercantile oppure fondare sui loro desideri una società libera da ogni forma di potere, di profitto, di scambio.
Dov’è il volontarismo? In un lasciarsi andare dove più gioisco più ho voglia di gioire, con una facilità dove più ho voglia di godere meno lavoro, nel piacere dove meno lavoro più desidero creare le condizioni di un piacere senza fine? Oppure nel rifiuto dello Stato, dello spettacolo, della merce, come si affaticano a farli conoscere i procuratori della rivoluzione e i rappresentanti della teoria?
Ogni godimento è creativo quando evita lo scambio. Se non costruisco nell’amore di quello che mi piace una zona di vita il meno possibile esposta alla polluzione mercantile, come potrei avere la forza per distruggere il vecchio mondo? Come potrei proteggere i miei desideri contro il condizionamento dominante, se non approfittassi di ogni rilassamento dello Stato, di ogni crisi sociale per dare i colpi più duri alla merce e ai suoi alleati?
La gratuità è l’arma assoluta del godimento. Essa fonda il passaggio dall’azione individuale alla pratica collettiva.
Il rifiuto della sopravvivenza, la vita finalmente rivendicata aprirà l’epoca dell’autogestione generalizzata.

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