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giovedì 7 febbraio 2013

Senza spargere una goccia di sangue


Abbiamo detto che il nuovo metodo di azione rivoluzionaria iniziato dagli operai metallurgici di prendere possesso delle fabbriche, se seguito da tutte le altre categorie di lavoratori, cioè della presa di possesso di tutte le fabbriche, della terra, delle mine, dei bastimenti, della rete ferroviaria, dei depositi di mercanzie di tutte le specie, dei mulini, dei pastifici, dei magazzini, delle case, ecc., menerebbe alla rivoluzione, sarebbe anzi aver fatto la rivoluzione senza spargere una goccia di sangue.
E questo, che fino a ieri pareva un sogno, oggi, dato lo stato d’animo del proletariato e la rapidità con cui le iniziative rivoluzionarie si propagano e si intensificano, incomincia a sembrare una cosa possibile.
Ma questa nostra speranza non significa punto che noi crediamo nella resipiscenza delle classi privilegiate e nella passività del governo. Noi non crediamo nei placidi tramonti. Noi sappiamo tutto il livore e tutta la ferocia della borghesia e del suo governo; noi sappiamo che oggi, come sempre, i privilegiati non rinunziano se non costretti dalla forza o dalla paura della forza, e se per un istante potessimo dimenticarlo, s’incarica di ricordarcelo la condotta quotidiana ed i propositi quotidianamente espressi dagli industriali e dal governo con le loro guardie regie, coi loro carabinieri, coi loro sgherri prezzolati in divisa o senza. Ce lo ricorderebbe il sangue dei proletari, il sangue dei nostri compagni assassinati. 
Ma noi sappiamo pure che il più violento dei prepotenti diventa buono se ha la sensazione che le botte sarebbero tutte sue.
Ed è per ciò che noi raccomandiamo ai lavoratori di prepararsi alla lotta materiale, di armarsi, di mostrarsi decisi a difendere e ad attaccare.
Il problema è e resta, un problema di forza.
Il senza una goccia di sangue, se preso alla lettera, resterà, purtroppo!, un modo di dire; ma è certo che più i lavoratori saranno armati, più saranno decisi a non arrestarsi a nessuna estremità, e meno sanguinosa sarà la rivoluzione.
Questa nobile aspirazione di non spargere sangue o di spargerne il meno possibile, deve servire di sprone a prepararsi, ad armarsi sempre di più. Poiché più saremo forti e meno sangue correrà.


(Archivio storico: Umanità Nova N°170 del 13 settembre 1920) 


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