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giovedì 7 febbraio 2013

Piacere costretto, Piacere perduto


L’idea che bisogna godere a tutti i costi sta lavorando ad un rifacimento dei vecchi divieti con le stesse conseguenze. Esso apporta, con molto destro, il suo sostegno a quelli per cui la rivoluzione è un dovere, la radicalità una prova, la vita uno spettacolo.
Mentre le vecchie talpe della critica lavorano all’affossamento del vecchio mondo, i liberatori dell’amore si operano per il miglioramento dell’economia sessuale. Il piacere obbligatorio rimpiazza il piacere proibito. Il godimento si affronta come un esame, con una bocciatura o una riuscita. Bere, mangiare, dedicarsi all’amore fanno parte ormai degli ornamenti della buona reputazione. Per il brevetto di radicalità, segnate qui la media oraria dei vostri orgasmi.
È finita con i peccati dell’ozio da quando i piaceri vengono assunti alla fabbrica quotidiana. Trasgredire i tabù, così comanda il progresso economico! L’emancipazione obbligatoria, cosa di meglio per riaffermare il divieto fondamentale, l’esclusione di ogni godimento che voglia sfuggire alla costrizione, al lavoro, allo scambio?
Dove il godimento non distrugge l’economia, c’è solo una emancipazione economizzata, ogni libertà nasconde una repressione, ogni repressione si mostra come libertà.
Che ce ne importa delle vostre distinzioni di medici legali e delle vostre scatole etichettate: eterosessualità, omosessualità, perversione, coprolalia, normalità, anormalità e tutti quanti. Il godimento non ha frontiere, e noi intendiamo premunirci contro tutto ciò che tenta di limitarlo. Quando il desiderabile cede al necessario, noi lo sfuggiamo come un lavoro.
Ciò che si accanisce a distruggerci ci indica assai bene che non c’è piacere all’infuori dell’affermazione della vita.


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