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giovedì 17 gennaio 2013

LA DISCIPLINA DEL LAVORO

Nel mondo reale il capitalismo subordina l’aumento razionale della produttività e del surplus alla propria esigenza di tenere sotto controllo l’organizzazione della produzione.
Il senso di degradazione che molti lavoratori sperimentano sul lavoro deriva da un insieme assortito di prevaricazioni, le quali possono essere tutte riassunte nel termine “disciplina”. Nell’analisi di Foucault tale fenomeno appare piuttosto complesso, mentre in realtà esso risulta essere abbastanza semplice. La disciplina consiste nell’insieme di quei sistemi di controllo totalitari che vengono applicati sul posto di lavoro – sorveglianza, lavoro ripetitivo, imposizione di ritmi di lavoro, quote di produzione, cartellini da timbrare all’entrata e all’uscita - . la disciplina è ciò che la fabbrica, l’ufficio e il negozio condividono con la prigione, la scuola e il manicomio. Storicamente questo sistema risulta essere qualcosa di originale e terrificante. Un tale risultato va al di là delle possibilità di demoniaci dittatori del passato quali Nerone, Gengis Khan, o Ivan il Terribile. Nonostante le loro peggiori intenzioni, essi non disponevano di macchine atte a un controllo dei loro sudditi così capillare quanto quello attuato dai despoti moderni. La disciplina è un diabolico modo di controllo tipicamente moderno, è un corpo estraneo prima d’ora mai visto, e che deve essere espulso alla prima occasione.
Tale è la natura del “lavoro”. Mentre il gioco è esattamente il suo opposto. Il gioco è sempre deliberato. Ciò che altrimenti sarebbe gioco si tramuta in lavoro quando diviene una attività coercitiva.
Ricordiamoci sempre: delle regole ci si può prender gioco facilmente, come di qualsiasi altra cosa, basta volerlo.  

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