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giovedì 25 ottobre 2012

RAVACHOL A PARIGI


Il primo maggio 1891, a Clichy scoppia un tafferuglio tra anarchici e gendarmi. Gli anarchici Decamps, Dardare e Levillé sono arrestati, pestati a sangue e condannati a severe pene detentive. Il Tribunale era presieduto dal consigliere Benoit, il procuratore generale si chiamava Bulot. Due nomi che gli anarchici non dimenticheranno.
Qualche mese dopo in un piccolo appartamento di Saint-Denis, un gruppetto di libertari ascolta attentamente un anarchico che viene dalla provincia e si fa chiamare Léon Léger. Sono presenti alla riunione i coniugi Chaumartin, il monello Simon, detto il Biscuit, il quale non sogna altro che risse, un certo Béala e la sua amica Mariette Soubert.
Leon Lèger fa presente che tocca a loro passare all’azione. Bisogna punire severamente Benoit e Bulot. Per l’anarchia il tempo dei discorsi è finito: la parola alla dinamite.
Leon Léger che altro non è che Ravachol ha preso una camera a Saint-Denis, sul quai de la Marine. Molto curato, non esce che in redingote (è il nome in lingua francese di un capo di abbigliamento fra il mantello ed il cappotto) e il cilindro. Ogni tanto lo si vede rientrare carico di pacchettini. Nella sua camera, ha installato un piccolo laboratorio dove accumula glicerina, acido nitrico e solforico. Ravachol incrementa considerevolmente le sue scorte organizzando il furto con scasso di un deposito di dinamite, a Soisy-sous-Etiolles. 
L'armamentario dell'officina di Ravachol
Ben presto Ravachol è pronto con la sua prima bomba destinata al presidente Benoit. 
L’11 marzo , al calar della notte, Ravachol, Chaumartin, Biscuit, Béala e Mariette Saubert lasciano Saint-Denis. Passando davanti al dazio, alla porta della Chapelle, Mariette nasconde la bomba sotto la veste; poi rende l’ordigno a Ravachol e torna indietro con Chaumartin. I tre rimasti proseguono il loro cammino fino al numero 136 del boulevard Saint-Germain. Il trio si ferma e Biscuit va in avanscoperta dove riscontra che l’unico pericolo vista l’ora è la portinaia del palazzo.
Ravachol vestito im modo elegante entra nel palazzo dalla porta principale con passo tranquillo, passando tocca il cilindro con le dita; la portinaia non interroga un signore così distinto. L’anarchico sale due piani, accende la miccia, posa l’ordigno in terra e raggiunge i complici. Si allontanano leggermente dal palazzo per non farsi notare ed aspettano l’esplosione. Non devono attendere molto: una detonazione secca e violenta fa tremare tutti i vetri del quartiere.
Dopo aver creduto per qualche istante, che l’esplosione fosse dovuta ad una fuga di gas, la polizia ha scoperto le tracce d’una bomba. La stampa è esplicita: è un attentato anarchico.

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