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giovedì 4 ottobre 2012

MARXISMO E ANARCHISMO


Per Marx la definizione di proletariato andava riferita a chiunque fosse privo di mezzi economici, per gli anarchici a chiunque mancasse dei mezzi non solo economici, ma anche intellettuali. Mentre il comunista tedesco Karl sosteneva che la disuguaglianza fra gli uomini derivava dallo sfruttamento capitalista, Bakunin affermava esattamente il contrario: a suo avviso lo sfruttamento economico derivava dalla disuguaglianza, precisamente dalla divisione gerarchica del lavoro sociale. In questo modo l’anarchismo veniva a distinguere sul piano epistemologico, la realtà dello sfruttamento da quella della disuguaglianza.
Il senso della contrapposizione fra marxismo e anarchismo era dunque chiaro. L’anarchismo affermando la storicità dello sfruttamento capitalista, dava una spiegazione non economica ma politica della disuguaglianza fra gli uomini: vale a dire la gerarchia come effetto dell’applicazione del principio di autorità, della formazione e dell’esistenza di ogni potere, del potere in quanto tale. Era, una spiegazione ricavata dall’analisi sociologica della divisione gerarchica del lavoro intesa come la forma strutturale della disuguaglianza fra gli uomini. In questa prospettiva analitica il capitalismo non era altro che una forma storica, succeduta ad altre, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Non bastava perciò per gli anarchici abolire il capitale. Bisognava contemporaneamente abolire il principio di autorità, la cui massima espressione storica era data dallo Stato, e realizzare con l’integrazione fra lavoro manuale e lavoro intellettuale in ogni uomo e donna, la parte positiva del socialismo, abbattendo così la radice strutturale della disuguaglianza, ossia la divisione gerarchica del lavoro.

Il marxismo riteneva invece che tutto questo fosse altamente idealistico, generico, una pura frase, come scrissero a più riprese Marx ed Engels. Quindi dove il marxismo si delineava come la teoria critica di una determinata società storica “il capitalismo”, l’anarchismo si proponeva come un’analisi critica del modello gerarchico di società, della struttura del dominio. In altri termini, mentre l’oggetto della scienza marxista era l’insieme dei rapporti storici fra borghesia e proletariato, tra capitale e forza lavoro, vale a dire una scienza di un concreto storico specifico, l’oggetto della teoria anarchica era l’insieme dei rapporti generali, neutri riproducibili del principio di autorità, vale a dire una scienza del dominio esistente visto come forma particolare del dominio possibile, della possibilità stessa del dominio.


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