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giovedì 24 maggio 2012

Sui Consigli Operai

Nella nostra epoca, le questioni di sopravvivenza si pongono unicamente alla condizione preliminare  di non essere mai risolte; al contrario, i problemi della storia da vivere si pongono chiaramente attraverso il progetto dei consigli operai, insieme come positività e come negatività: in altre parole, come elemento di base di una società unitaria industriale e passionale, e come anti-Stato.
Poiché non esercitano alcun potere separato dalle decisioni dei loro membri, i consigli non tollerano altro potere che il loro stesso. Il fatto di incoraggiare dovunque le manifestazioni di anti-Stato non può quindi essere confuso con la creazione anticipata di consigli, che in tal caso sarebbero privi di potere assoluto sulle zone che investono, separate dalla autogestione generalizzata, necessariamente vuoti di contenuto e pronti a riempirsi di ogni tipo di ideologia. Le sole forze lucide che oggi siano in grado di rispondere alla storia fatta con la storia da fare  saranno le organizzazioni rivoluzionarie che svilupperanno nel progetto dei consigli una eguale coscienza e della avversario da combattere, e dagli alleati da sostenere. Un aspetto importante di questa lotta si annuncia sotto i nostri occhi con l'apparizione di un doppio potere. Nelle fabbriche, negli uffici, nelle strade, nelle case, nelle caserme, nelle scuole, prende forma una realtà nuova il disprezzo dei capi, sotto qualunque nome e con qualsiasi atteggiamento essi abbiano. Bisogna ormai che questo disprezzo arrivi al suo risultato logico dimostrando, attraverso l'iniziativa concertata dei lavoratori, che i dirigenti non sono solo disprezzabili, che sono inutili, che si può, dal loro stesso punto di vista, liquidarli impunemente.


                                    (Internazionale Situazionista n° 12)

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