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giovedì 19 aprile 2012

25 APRILE – Gino Lucetti

Nel giugno del 1925 Lucetti è ad Avenza, dove abitano amici anarchici fidati e, con tutta probabilità, comincia a progettare l’attentato a Mussolini. Il piano subisce una battuta d’arresto perché, la notte del 26 settembre Lucetti è coinvolto in uno scontro a fuoco con alcuni fascisti di Avenza e l’indomani, aiutato dal fratello Andrea, fugge di nuovo in Francia a bordo di una imbarcazione carica di marmo. Rientra in Italia alla fine del maggio 1926 e vi rimane per più di tre mesi muovendosi indisturbato o quasi tra Avenza, Roma e probabilmente Viareggio. Durante questi spostamenti, si ritiene vengano sia reperite le bombe e la pistola usate per l’attentato, sia informati del progetto Malatesta e Damiani. La mattina del 11 settembre 1926 Lucetti è nei pressi del piazzale di Porta Pia a Roma in attesa della vettura che conduce Mussolini dalla sua residenza di Villa Torlonia al Ministero degli Esteri a Palazzo Chigi. È certo che Lucetti conosce i particolari del tragitto della vettura grazie agli appostamenti che Stefano Vatteroni suo compaesano e amico d’infanzia aveva compiuto direttamente o con l’aiuto di altri, nei mesi precedenti. Lucetti attende l’arrivo della macchina presso il bar Nomentano, di angolo fra la via omonima e via Ancona, nascosto dietro un chiosco di giornali e quando passa l’auto presidenziale le lancia contro una bomba SIPE che, causa il ritardo e la troppa vicinanza, impatta la fiancata posteriore deflagrando a terra dove lascia visibili tracce sul selciato. Datosi alla fuga Lucetti è bloccato
da due carabinieri scesi dalla vettura di scorta, trascinato all’interno di un portone dove, non prima di aver lanciato contro di loro un secondo ordigno rimasto inesploso, viene arrestato e trovato in possesso di una pistola Browning con il colpo in canna e altre sei nel caricatore. Le pallottole, a un successivo esame, risultano intaccate e immerse nell’acido muriatico. Lucetti sostiene di essere un anarchico individualista arrivato direttamente dalla Francia per l’attentato. Il 15 settembre, nei locali della polizia vengono tratti in arresto Leandro Sorio, factotum dell’albergo romano in cui ha pernottato Lucetti nei giorni precedenti l’attentato, e Vatteroni, entrambi poi condannati a 20 e 18 anni di reclusione. Lucetti è condannato a 30 anni di reclusione ed il 6 agosto del 1927 è trasferito al penitenziario di Portolongone; il 14 febbraio 1930, al termine dei previsti tre anni di reclusione speciale, passa a quello di Fossombrone per giungere, il 20 giugno 1932, al suo ultimo carcere sull’isola di S. Stefano nell’arcipelago Pontino. L’11 settembre 1943 viene liberato dagli alleati che stanno sbarcando a Salerno e trasferito a Ischia. Napoli però è ancora controllata dai tedeschi che, nell’ambito di una decisa controffensiva, iniziano un violento cannoneggiamento sulla vicina isola ed è proprio nel corso di questo attacco che colpito da una scheggia di granata, Lucetti muore il 17 settembre 1943. 

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