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giovedì 22 marzo 2012

DEATH prison

“ Due pietre cadono sulla porta d’acciaio invisibile
Due ore nate per caso, morte ogni giorno … ”
  (Franti)


Spettrali strutture di cemento, o sagome massiccie di pietra.
Uomini armati sui camminamenti.

Filo spinato, profili di mezzi blindati. Isolamento dai territori, dai legami, dagli affetti, la violenza dei pestaggi e delle perquisizioni corporali; dei trasferimenti improvvisi; dell’imposizione e regolamentazione dei ritmi della giornata in cui non è possibile ritagliare nessun spazio proprio; la spersonalizzazione di una cella spoglia in cui nessun oggetto può diventare familiare ma rimane permanentemente freddo; estraneo, distaccato; l’asetticità di un colloquio con i vetri; la separazione; la lontananza.
I corpi vengono tastati e frugati continuamente; dal muro di cinta ascoltano le voci, nei cortili, nei corridoi ci sono microfoni, i colloqui vengono registrati, la corrispondenza saccheggiata e censurata; l’occhio sempre vigile delle telecamere nelle docce e nei cessi.
Carcere fuori dal tempo e dagli spazi della vita.
Carcere significa morte e resurrezione.
Chi ne ha varcato le mura buie, è sceso all’inferno, ha camminato in tenebre spettrali.
È un toccato che ha conosciuto la faccia nascosta dell’universo dei vivi.


(Archivio Bodo’s Project 1984)

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