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giovedì 9 febbraio 2012

La rivoluzione biologica

La rivoluzione biologica non passa più per alcuna mediazione razionale, per alcuna politica possibile. 
Non si tratta più di discutere su questioni distributive, su argomenti di ricchezza e povertà, su moralità di appropriatori e di espropriati, quando a vivere veramente non è più nessuno, quando a rischiare di morire sono indifferentemente tutti. Questa è la consapevolezza semplice e terribile che serpeggia velocemente dovunque, e di cui vediamo ogni giorno esplodere sempre più frequenti e vicini i fuochi sparsi ancora per poco. E questa è la matrice di una rivolta indomabile e irrecuperabile. Più nessuna controrivoluzione potrà stravolgere la potenza della negazione in energia della riproposizione, più nessuna controrivoluzione avrà spazi per i suoi automatismi integratori, quando ciascuno avrà finito di capire che non c'è più nient'altro da capire se non che così si muore. È di questo che gli ultimi potenti hanno il giusto terrore. È per questa che sognano la sopravvivenza della politica. È perciò che i più astuti di loro liquidano alla svelta la propria figura di onniscienti, svendono a derrate autocritica e contrizione: per rendere credibile l'ultima controrivoluzione - ma già fallita in partenza - quella che chiama a raccolta tutti i fedeli della Santa Carestia, mentre può aprire il fuoco sui nemici del «progresso» marchiati ad uno ad uno dalle memorie elettroniche delle squadre politiche.

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