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giovedì 1 dicembre 2011

CRITICA ALLA ORGANIZZAZIONE RIVOLUZIONARIA

Considerando che l'unico fine di un'organizzazione rivoluzionaria è l'abolizione delle classi esistenti attraverso una via che non comporti una nuova divisione della società, definiamo rivoluzionaria ogni organizzazione che persegua con coerenza la realizzazione internazionale del potere assoluto dei Consigli operai così come è stato abbozzato dall'esperienza delle rivoluzioni proletarie di questo secolo. Una tale organizzazione presenta una critica unitaria del mondo, o non è niente. Con critica unitaria, intendiamo una critica pronunciata globalmente contro tutte le zone geografiche nelle quali si sono stabilite diverse forme di poteri socio-economici separati, e anche pronunciata globalmente contro tutti gli aspetti della vita.
Una tale organizzazione riconosce l'inizio e la fine del proprio programma nella totale decolonizzazione della vita quotidiana, pertanto non mira all'autogestione del mondo esistente da parte delle masse, ma alla sua ininterrotta trasformazione. Porta in sé la critica radicale dell'economia politica, il superamento della merce e del lavoro salariato. Una tale organizzazione rifiuta ogni riproduzione al proprio interno delle condizioni gerarchiche del mondo dominante. L'unico limite della partecipazione alla sua totale democrazia sta nel riconoscimento e nell'appropriazione da parte di tutti i suoi membri della coerenza della sua critica: questa coerenza deve essere nella teoria critica propriamente detta, e nel rapporto tra questa teoria e l'attività pratica. 
Essa critica radicalmente ogni ideologia in quanto potere separato delle idee e idee del potere separato. È quindi al contempo la negazione di ogni sopravvivenza della religione, e dell'attuale spettacolo sociale che, dall'informazione alla cultura di massa, monopolizza ogni comunicazione degli uomini attorno alla ricezione unilaterale delle immagini della loro attività alienata. Dissolve ogni «ideologia rivoluzionaria» smascherandola come ratifica del fallimento del progetto rivoluzionario, come proprietà privata di nuovi specialisti del potere, come impostura di una nuova rappresentazione che si erge al di sopra della vita reale proletarizzata.
La categoria della totalità è il giudizio ultimo dell'organizzazione rivoluzionaria, questa è infine una critica della politica. 
Deve mirare esplicitamente, con la vittoria, alla propria fine in quanto organizzazione separata.

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