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giovedì 3 novembre 2011

Municipalismo libertario e lotta di classe

Occorre  non contrapporre il municipalismo libertario al conflitto capitale-lavoro. Anzi è necessario allargare la lotta di classe collegandola al conflitto comune-Stato; introducendo nelle formulazioni della lotta di classe elementi che attraversano le classi (soprattutto rispetto al dominio gerarchico e alle dislocazioni ecologiche). 
Occorre  dare alla lotta di classe una base di democrazia diretta che si fondi su una cultura politica e civile di autogestione.
Il municipalismo libertario è un tentativo di portare la lotta di classe sul terreno dei conflitti civili accanto a quello dei conflitti sindacali e di lavoro. La cosa, in realtà, non è tanto strana: dopo tutto gli scontri di classe rivoluzionari, storicamente, hanno sempre trovato una base nei comuni. Le rivolte di Parigi del 1848 e del 1870-71 hanno visto gli scontri svolgersi sulle barricate nei quartieri. Nella Pietroburgo Rossa del 1917, come in Kronstadt, come nella Barcellona del 1936-37, la presenza di forti culture urbane nei quartieri è stata fondamentale per le rispettive rivoluzioni.
Nella tradizione anarchica, il conflitto comune-Stato risale almeno al 1836, quando uscì il libro di Proudon sul federalismo che auspicava la nascita di una federazione di comuni autonomi. Bakunin ha ripreso questa prospettiva e l'ha messa al centro dei programmi redatti nel decennio 1860-1870. In quegli stessi anni queste idee si diffondevano tra gli oppositori di Napoleone III e della sua politica accentratrice in Francia. 
Nel 1871, quando la Prussia sconfisse la Francia e il governo napoleonico crollò, queste stesse idee erano già presenti e ispirarono la Comune di Parigi che sorse dalle rovine del Secondo Impero. Dopo poche settimane di vita la Comune andò incontro a una fine disastrosa, eppure molti radicali (e non solo quelli avversi allo Stato, ma anche Marx per un certo tempo) s'ispirarono al suo audace esempio e considerarono la federazione di comuni autonomi il modello politico adatto per una società libera e autogestita. Alla fine di quel decennio, l'idea passò nei programmi della federazione del Jura, che vedeva nella federazione di comuni un elemento integrante della società post-rivoluzionaria.
Il municipalismo libertario prende spunto dal comunalismo storico, nella versione anarchica come in quella marxiana, come pure alla sua tradizione concreta nella storia rivoluzionaria, a partire dalla Rivoluzione Francese del 1789. Nello stesso tempo, gli fa fare dei passi in avanti. Mentre le prime teorie attribuivano ai comuni sostanzialmente le funzioni amministrative e di erogazione di "servizi pubblici" affidando il potere decisionale alle società operaie (la cui federazione doveva essere parallela a quella dei comuni federati), il municipalismo libertario concepisce il comune come uno strumento di democrazia diretta che ha il controllo sull'economia. E, mentre gli anarchici comunalisti pensavano che le masse avrebbero formato spontaneamente i comuni, dopo che lo Stato fosse crollato per qualche altra via, il municipalismo libertario prevede una fase di transizione rivoluzionaria durante la quale la federazione dei comuni si afferma come potere alternativo contro lo Stato-nazione.

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