Translate

giovedì 30 dicembre 2010

Rebel Walz The Clash



REBEL WALZ
Ho dormito e ho sognato
di tanto tempo fa
vedevo un esercito di ribelli che danzava nell'aria
dormendo ho sognato di vedere i fuochi dei campi,
un campo di battaglia che era nato fra le fiamme
e i ribelli che ballavano un valzer nell'aria.
Danzavo con una ragazza al suono di un valzer
che era stato scritto per essere ballato sul campo di battaglia
danzavo al suono di una voce di ragazza
una voce che diceva "rimani finché non cadiamo
noi rimarremo finché tutti i ragazzi cadranno".
Mentre ballavamo arrivò la notizia
che la guerra non era stata vinta
cinque eserciti erano in arrivo
con carri e fucili
nel cuore dell'accampamento
arrivò rapidamente la notizia dal fronte
la luna traversò una nuvola
e un bambino pianse per la fame
capimmo che la guerra non poteva essere vinta.
Così ballammo con una carabina al ritmo del fucile
in una radura attraverso gli alberi mi ritrovai da solo
e allora la terra sembrò trasformarsi in un inferno cado come il sole
i soldati morivano,c'era l'eco dei singhiozzi
era una vecchia canzone di rivolta.
Appena il fumo delle nostre speranze si innalzò dal campo
i miei occhi fecero brutti scherzi fra la luna e gli alberi
dormivo e sognavo di vedere l'esercito rinascere
una voce iniziò a dire "rimani finché non cadrai"
Il motivo era una vecchia canzone di rivolta.
(The Clash)

giovedì 23 dicembre 2010

PRIMITIVISMO

Che cos’è il primitivismo?
Anche se non tutti gli ecoanarchici si definiscono specificamente “primitivisti”, buona parte di essi riconosce l’importanza che la critica primitivista ha avuto per le prospettive anticivilizzazione. Il primitivismo è semplicemente un’ analisi antropologica, intelettuale ed esperenziale delle origini della civiltà e delle circostanze che hanno portato all’incubo in cui viviamo ora. Il primitivismo riconosce che, per gran parte della storia umana, abbiamo vissuto in comunità a tu per tu, in equilibrio gli uni con gli altri e con l’ambiente circostante, senza gerarchie e istituzioni formali che mediassero e controllassero le nostrte vite. I primitivisti vogliono trarre insegnamento dalle dinamiche in gioco nella società di raccoglitori-cacciatori/primitive del passato e contemporanee (quelle esistite e attualmente esistenti al di fuori della civiltà). Alcuni primitivisti auspicano un immediato e totale ritorno alle società costituite da gruppi di raccoglitori-cacciatori, ma gran parte di essi comprende che il riconoscimento di ciò che ha avuto successo in passato non significa incondizionatamente che le stesse modalità funzioneranno in futuro. L’espressione “futuro primitivo”, coniata dall’autore anarco-primitivista John Zerzan, allude alla possibilità di unire una sintesi di tecniche e idee primitiviste ai concetti e alle motivazioni anarchiche contemporanee per creare situazioni decentrate sane, sostenibili ed egalitarie. Se applicato in modo non ideologico, l’anarco-primitivismo può essere un importante strumento nel progetto di decivilizzazione. (Green Anarchy)

giovedì 17 giugno 2010

LA MONTAGNA SACRA di Alejandro Jodorowsky

"Io chiedo al cinema ciò che molti americani chiedono
 alle droghe allucinogene"  (Alejandro Jodorowsky)                                             
Nel 1973 in alcune sale d’Essai è proiettato il film, la Montagna Sacra  di Alejandro Jodorowsky: le allucinazioni fatte ad immagine, la dissacrazione della retina. Il film visto da pochi fricchettoni diventa leggenda. E’ riproposto alla fine degli anni 70’ nei cineforum; questa volta gli spettatori/predatori/viaggiatori educati dai fratelli maggiori giungono preparati: imbottiti di LSD, chi fumato o fumante e la visione diventa collettiva, lo spettatore vestito come tutti diventa l’uomo panico, il clown, proprio come le logiche non aristoteliche, come i quadrati di carta, hanno la possibilità di mutare, sono capaci di deformarsi, di far da struttura, di avere un pensiero multiplo.
Gran parte del terrore moderno nei film dell’orrore è rappresentata con immagini di cose informali. Il magma, la putredine, il misterioso non ha forma: E per gli uomini vestiti come tutti, il non aver forma è simbolo dell’orrido, della perdita di se stessi. Viceversa l’uomo panico tenta di liberarsi da tal educazione condizionata e cerca l’euforia come un mezzo per uscire dalla prigione dove lo hanno chiuso i suoi genitori. 
Il film è insieme una parodia dello spaghetti western, un lisergico romanzo di formazione, una feroce satira sociale, una straziante poesia per immagini, un manifesto avanguardista, un sogno contorto, un tentativo riuscito di scavalcare i confini di tutte le convenzioni cinematografiche, l’atto di fondazione di un nuovo misticismo iconoclasta e una colossale presa per i fondelli.

LA MONTAGNA SACRA
Ed io immagino… con grande piacere… tutte le orribili eccitazioni di ciò che non è manifestato scatenare l’urlo creatore dell’universo. Forse un giorno vi vedrò tremare ed avrete le convulsioni, diverrete più piccoli, vi ingigantirete, finché la vostra bocca si aprirà ed il mondo ne uscirà fuori, fuggendo attraverso una finestra e inondando la città come un fiume. Ed è allora che cominceremo a vivere.” 
Alejandro Jodorowsky

In un misterioso santuario, dove risuonano voci che recitano i sacri mantra, un officiante vestito di nero compie un rito d’iniziazione per due donne vestite di bianco: le spoglia, taglia loro, i capelli, e le copre con le sue braccia in una simmetria da trittico. In un’altra situazione spazio-temporale un uomo giace mezzo morto per strada con il volto coperto di api, allorché un indio nano senza braccia gli pulisce il viso. Arrivano alcuni bambini nudi che portano via il corpo dell’uomo, il quale appare poi crocefisso: è un ladro, il cui aspetto ricorda il Cristo tradizionale. Subisce una lapidazione da parte dei ragazzini e del freak, quindi si sveglia, scende dalla croce e urlando spaventa tutti gli astanti. Istintivamente stringe amicizia con il deforme; i due fumano erba insieme.
Poi si spostano nel centro di una qualunque città latino-americana (Città del Messico), fra la piazza del mercato e una chiesa in rovina. Una società militarista e degradata mostra ai due nuovi arrivati le sue colpe da bolgia dantesca: … una parata di soldati con maschera antigas che portano come stendardi degli anelli scuoiati e crocefissi, ricchi borghesi che avanzano in ginocchio ed esponenti del ceto più povero fucilati dai militari ( dalle ferite escono sangue azzurro e uccelli vivi ); il tutto è fotografato con compiaciuta indifferenza da turisti nordamericani, tra cui uno che filma divertito con la cinepresa persino la violenza sessuale che un soldato fa ad una sua collega. Sulla piazza, sta per iniziare lo spettacolo del “ Grande Circo dei Rospi e dei Camaleonti”. Il tema del giorno è La conquista del Messico. Sbarcano con tre caravelle i rospi vestiti con le corazze crociate e il saio dei frati, e attaccano i camaleonti indios agghindati con piume e vestiti sgargianti. Cola il sangue, gli animali agonizzano, e l’intero set in miniatura, è fatto saltare in aria. Il Ladro/Cristo ed il suo amico freak incontrano una suora che commercia in crocefissi di gesso, entrano nella cattedrale dove soldati con maschera antigas e civili ballano lentamente, il vescovo è a letto con un crocefisso, il messale brulica di vermi, dodici prostitute fissano un’immagine votiva del Cristo della Passione. Escono dalla chiesa arrivano alla piazza del mercato su cui domina un’alta torre proiettata verso il cielo. Dalla sommità si vede calare una corda fissata ad un grosso amo recante dell’oro. Il Ladro abbandonato, il freak afferra la corda ed è issato lungo la torre fino in cima, dove c’è un’entrata. Giunto in una cilindrica anticamera, l’uomo penetra guardingo e armato di coltello in un salone policromo, il tempio dell’Alchimista.
Vestito di bianco con un cappello a punta a larghe tese, l’Alchimista siede su un trono fra due arieti e due colonne ( bianca e nera ), con accanto ad un cammello e una nera nuda, con il corpo segnato di lettere ebraiche e altri sigilli. L’Alchimista trasforma le feci del Ladro in oro: l’oro non è altro che sterco; sei tu, afferma l’alchimista, che devi cambiarti in oro. Il Maestro dopo avergli insegnato come crearsi un’altra anima fornisce al Ladro quattro elementi: un bastone (sapere), una  spada (osare), un calice sacro (volere) e una medaglia con la stella di David (tacere). La sala ha una pedana ruotante, ed alle pareti appaiono dei manichini che riproducono sette personaggi, ognuno associato ad un pianeta del sistema solare e raffigurano gli uomini più potenti della terra. A turno costoro si presentano e descrivono la loro attività nel mondo. Rappresentano le sette facce di un prisma che racchiude in sé tutto il potere consumistico-politico-militare, votato alla più disumana oppressione delle masse. Inutile soffermarsi su ognuno di loro, basta rilevare che hanno in comune la depravazione sessuale, l’abuso del potere, le aberrazioni del consumismo, il condizionamento violento degli uomini per ridurli a macchine. Il vero problema per tutti e che pur avendo tutto, nulla possono contro la morte. L’Alchimista conferma che il segreto dell’immortalità e sulla Montagna Sacra, la montagna dell’isola del Loto dove vivrebbero ancora oggi i nove immortali, un tempo limitati come gli altri e ora più vecchi di 40.000 anni. Ha inizio il  pellegrinaggio dei nove con l l’Alchimista in testa verso la montagna. Solo i sette potenti giungono in cima alla montagna dove scoprono che i nove immortali non sono altro che fantocci. Tra questi, nascosto, esce fuori l’Alchimista che ride divertito. Poi con tono serio, scopre le carte dell’intera messa in scena davanti ai presenti: “ Vi promisi il Grande Segreto e non vi deluderò. Questa è la fine della nostra avventura? No, niente a fine. Venimmo alla ricerca del segreto dell’immortalità  per essere Dei, ed eccoci qui, mortali, più umani che mai. Se non trovammo l’immortalità, almeno trovammo la realtà. Incominciammo in una favola ed abbiamo trovato la vita. Ma questa vita è realtà? No, è un FILM! Zoom indietro!”. Al suo comando, la macchina da presa allarga l’inquadratura fino a scoprire le luci, i microfoni e la stessa troupe del film.

giovedì 10 giugno 2010

BENVENUTI

Il percorso di Derive verso la libertà dipenderà non solo da noi, ma da tutti coloro che sono interessati a tematiche  di liberazione, degli individui e dei territori  attraversati.


Sarà  nostro impegno mantenere Derive verso la libertà libero di idee e di pensieri nella speranza di liberare  progressivanmente  altri spazi, ,altre situazioni. 


Derive verso la libertà non ha confini.


Derive verso la libertà per il superamento dell'ideologia.


Derive verso la libertà il piacere e la gioia di cambiare il mondo.


Derive verso la libertà per trasformare il mondo come ognuno di noi desidera trasformarlo.